Lorenzo, eroe per caso: a volte basta un minuto per fare la differenza

C’è una malattia che nella società contemporanea colpisce un po’ tutti: è quella del controllo. Nell’era dei social network è possibile seguire le traiettorie di familiari e amici, sapere in modo istantaneo dove sono e cosa fanno. La distanza dello schermo però mette un freno al coinvolgimento emotivo, come se tenessimo il cuore sotto anestesia, come se assistessimo continuamente alla rappresentazione della nostra vita, più che interpretarla.
Ecco perché quando succede qualcosa, spesso si diffonde la “sindrome da film”; ci sono molti più spettatori che attori disposti ad esporsi in prima persona. Lo si vede bene dalle riprese video della Linea gialla della metropolitana di Milano, stazione “Repubblica”, girate l’altro giorno, quando un bambino di due anni e mezzo, Mohamed, di origine senegalese, è sfuggito al controllo della madre ed è caduto sui binari un minuto prima che arrivasse il treno. Nel video la gente si avvicina, osserva. La madre è disperata. L’unico che si butta, però, è un ragazzo di 18 anni, Lorenzo Pianezza: si toglie lo zaino e salta giù, senza esitare. Raccoglie il bambino, lo mette in salvo, si china di nuovo per prendere anche la sua trombetta di plastica, e poi ritorna sul marciapiedi, issandosi a forza di braccia. Più in alto, in ufficio, dietro lo schermo, ha un altro angelo custode, una dipendente dell’ATM che si rende conto della situazione e subito blocca l’ingresso in stazione al treno. Lorenzo però non lo può sapere. Quando è tutto finito sorride a madre e figlio. Il bambino è in lacrime per lo spavento. Entrambi lo ringraziano, e lui come se nulla fosse – come se avesse appena compiuto il gesto più naturale del mondo – se ne va: “Non pensavo neppure che si venisse a sapere – ha spiegato poi candidamente ai cronisti – . Sono tornato a casa e non ho detto nulla. Due ore dopo però ho dovuto confessare a mia madre che ero finito sui giornali. Lei ha detto che è orgogliosa di me”.
Perché il gesto di Lorenzo ha suscitato reazioni così forti? Perché è davvero eroico nel senso più nobile, anche se lui non se n’è reso conto: ha interrotto la routine, ha dato un esempio di coraggio, ha spezzato lo schema diffuso della passività, della distrazione. Non ha nemmeno dovuto pensarci: “Un minuto. Ce la faccio”. Tutto qui. Certamente la nostra epoca ha un grande bisogno di eroi: semplici, genuini e spontanei come Lorenzo. Capaci di pensare che possono essere loro, per primi, a stare vicini a chi ne ha bisogno, prima che se ne occupino gli altri, quelli che ne hanno il compito, la responsabilità, la competenza. Un minuto, a volte, può fare la differenza.