Quaresima, risparmio e le tentazioni della rete: un’occasione per chiedersi cosa serve davvero

Incomincia la Quaresima, un periodo tradizionalmente dedicato dai cristiani al digiuno, alla preghiera, alla riflessione. Con questo dossier entriamo nel clima parlando di risparmio, consumo consapevole (e attento ai sotterfugi del mercato), sostenibilità, rispetto dell’ambiente, delle tendenze “controcorrente” che si fanno spazio e reagiscono, in tanti modi, alle spinte del “consumo compulsivo”: alla base un’idea diversa di vita e di ben-essere.

Accendo il tablet e, mentre faccio colazione, tra la home di facebook e la lettura dei quotidiani on line, il dito scorre sull’icona di Amazon: non mi serve nulla, ma un’occhiatina cosa vuoi che sia? Ovviamente in evidenza ci sono articoli che ho già cercato su internet (maledetti cookies), e all’improvviso in me è come se magicamente si risvegliasse un nuovo bisogno: “oh, ecco il libro per la piccola che cercavo e le piace tanto!”. Ma prima di cliccare su “aggiungi al carrello”, meglio dare un’occhiata al conto corrente, oggi dovrebbero avermi pagato la fattura per il lavoro del mese scorso. Niente da fare, come al solito il pagamento è in ritardo. Ma vuoi vedere che questa volta lavorare come freelance e ricevere i pagamenti in giorni mai prestabiliti si  trasforma in una salvezza? forse è la volta buona che ringrazierò per avermi evitato uno shopping compulsivo. Eppure non è semplice: siamo continuamente bombardati da continui stimoli contrastanti: da una parte i cartelloni pubblicitari in cui campeggia la parola offerta, la nostra casella e-mail si riempie giornalmente di promozioni che riguardano cibo,vestiti, libri e qualsiasi parola digitiamo sui nostri smartphone, dall’altra inviti alla slow economy, a consumare a chilometro zero, a riciclare, riviste e gruppi di aiuto on line che donano consigli su come risparmiare. Siamo spesso presi dalla frenesia del voler apparire, del non volersi sentire inadeguati rispetto alla società che ci circonda, come  se il consumo ad ogni costo, e nonostante le nostre finanze non ce lo permettano, sia diventato il nuovo diktat da seguire. Ho cominciato a notare ciò durante la gravidanza, dove gli ormoni si divertivano a farmi ritenere come indispensabile qualsiasi cosa l’industria dell’infanzia mi propinasse, come se non acquistarli mi rendesse una cattiva madre, finché un’amica non mi suggerì una lettura alternativa. Da lì cominciai ad interrogarmi su diverse cose, a chiedermi se non ci potesse essere una via di mezzo tra il consumismo sfrenato dei giorni nostri e l’esser tirchi. Si, una via di mezzo deve esserci, forse dobbiamo solo ricominciare a chiederci se quello che vogliamo comprare ci serve davvero, o se lo vogliamo solo perché presi dalla frenesia del momento, fermandoci un attimo a pensare. Dovremmo cambiare il nostro sguardo su quel che ci circonda e non valutare la nostra qualità della vita solo in base a quanto possediamo, ma a cosa possediamo. A volte non ci rendiamo conto che  il fatto di avere un tetto sopra la testa, la tavola apparecchiata, i nostri cari accanto a noi, godere di buona salute ci rende molto fortunati. Forse basterebbe ringraziare Iddio ogni giorno per queste piccole cose che in fondo così piccole non sono se ci scaldano il cuore e ci fanno stare bene. Ben-essere, stare bene, stare bene con noi stessi e con gli altri.