Shrinkflation, un nemico nascosto. I trabocchetti delle etichette sugli scaffali del supermercato

I consumatori italiani nel corso della passata crisi economica hanno imparato a destreggiarsi con perizia e abilità tra le offerte giornaliere nei supermercati, ora, però, hanno un nuovo nemico molto subdolo da combattere. È un fenomeno che ha un nome anglosassone Shrinkflation, espressione nata dalla fusione di due termini: “shrinkage” contrazione e “inflation” rincaro.

Si parla di Shrinkflation quando le dimensioni delle confezioni di prodotti a largo consumo (merendine, fazzoletti di carta, confetture, miele, ecc…) vengono ridotte ma il prezzo rimane invariato o, addirittura, aumentato. Se è vero che per l’ONS, l’Office of National Statistics, l’Ufficio statistico nazionale inglese, negli ultimi cinque anni nel Regno Unito sono stati ridotti per dimensione o peso ma venduti allo stesso prezzo oltre 2.500 prodotti, è arrivato il momento di analizzare anche in Italia tale fenomeno, che causa un notevole danno al consumatore, sia dal punto di vista economico sia di fiducia.

Ci spiega come affrontare la Shrinkflation nella nostra intervista Emilio Viafora, nuovo presidente dal giugno del 2017 della Federconsumatori, associazione senza scopo di lucro che ha come obiettivi prioritari l’informazione e la tutela dei consumatori e utenti, il quale lancia un appello: «Finalmente l’Italia si doti di un sistema di rilevazione più preciso».

Presidente Viafora, ci può spiegare in che cosa consiste nello specifico la Shrinkflation?

«Mantenere invariato un prezzo a fronte di una quantità di prodotto inferiore. È una sorta di inflazione mascherata, perché la considerazione e la misurazione dell’inflazione viene fatta sui prezzi che risultano sulla confezione ma non sulle quantità di prodotto contenuto nella confezione stessa. Quando io faccio la rilevazione dell’inflazione misuro quanto costa un chilo di pasta, quanto costa una confezione da un chilo di caffè, ecc… e metto il listino dei prezzi. Se per esempio un barattolo di detersivo per la lavatrice costa mediamente 3 euro, ciò va a formare l’andamento del prezzo del detersivo. Ma se in quella confezione di detersivo invece di essercene 5 litri ci sono 27 dosi o 4 litri, quello che conta è il prezzo, non la quantità. Dunque se c’è diversa quantità in varianza di prezzo siamo alla presenza di un’inflazione mascherata, perché non viene rilevata ma c’è».

Secondo le rilevazioni Istat, la Shrinkflation picchia duro anche in Italia. Dobbiamo preoccuparci?

«In alcuni Paesi come l’Inghilterra il fenomeno della “Shrinkflation” è diffuso. Sono stati oltre 2.500 i prodotti che hanno subito questo tipo di andamento sul rapporto prezzo-quantità. In Italia manca una statistica precisa, il fatto che l’Istat dica che c’è un aumento di questa pratica ci preoccupa ovviamente. In Italia non c’è una rilevazione diffusa, se andiamo alla ricerca di prodotti interessati a questo fenomeno, quante siano state le aziende che hanno messo in moto questa pratica, noi non riusciamo ad avere un dato. Ciò che emerge dai primi rilievi è che ci sono stati alcuni settori, quello dei detersivi, per esempio, o quello che ha riguardato il diverso sistema di fatturazione come per la telefonia o per gli abbonamenti sulle televisioni a pagamento. In questi casi la diversa fatturazione ha significato un aumento mascherato del prezzo del servizio che veniva prestato. Ma un elenco dettagliato e diffuso come ha fatto l’Inghilterra, in Italia manca. Tale compito spetterebbe all’Istat e allo stesso governo, che siccome ha un osservatorio sui prezzi dovrebbe modificare il sistema di rilevazione in maniera più puntuale adesso che lo stesso Istat ha lanciato l’allarme sulla crescita della “Shrinkflation”».

“Il fenomeno sta ricevendo crescente attenzione, anche perché la tecnologia del packaging avanza e i cambiamenti possono essere effettuati con maggior velocità” ha dichiarato Federico Polidoro, responsabile della rilevazione Istat sui prezzi al consumo. Che cosa ne pensa?

«Penso che dica un dato che è un dato empirico che tutti quanti verificano. Non lo verificano leggendo l’etichetta, lo verificano quando fanno la spesa e quando fanno il consuntivo a fine anno. Siccome tutto sommato il potere d’acquisto delle famiglie è rimasto identico, però le persone consumano di meno e hanno maggiori difficoltà dal punto di vista economico, tutto ciò traduce in termini pratici quello che dichiara Polidoro. Tra l’altro l’inserimento delle tecnologie nuove, lo sviluppo dell’e-commerce rendono, come dire, più complicato seguire l’andamento dei prezzi».

Come può difendersi l’ignara massaia?

«L’ignara massaia mentre fa la spesa dovrà fare più attenzione. Invece che prendere solo la confezione, perché a volte ci facciamo guidare dal prezzo ma non andiamo a controllare le quantità delle cose che scegliamo, occorre controllare e leggere anche le etichettature. Questo è l’unico modo che ha la massaia per garantirsi e per evitare che le accada un aumento che non ha messo nel conto».