Gavarno: mamma, papà e due figli pronti a ricevere il battesimo nella veglia di Pasqua

«Siamo nati in Albania, una nazione che si proclamava ufficialmente atea. La Chiesa e il clero erano perseguitati, le campane erano mute. Ora finalmente entriamo anche noi nella grande famiglia cattolica. La nostra gioia è indescrivibile». A parlare è Mine, 36 anni, casalinga, residente nella parrocchia di Gavarno Sant’Antonio di Nembro. Durante la solenne Veglia pasquale del 31 marzo, lei e il marito Rapi, 40 anni, operaio edile, riceveranno i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima, Eucaristia) nella chiesa parrocchiale della frazione (altri catecumeni li riceveranno invece in Cattedrale dal vescovo Francesco Beschi). Ci sarà anche un altro evento bellissimo: insieme a papà e mamma, riceveranno il Battesimo anche la figlia di 11 anni e il figlio di 6.

«Mi sono sposata in Albania ed ero diventata mamma — racconta Mine —. Una decina di anni fa sono giunta in Italia, a Nembro, con mia figlia e poi sono stata raggiunta da mio marito e dall’altro figlio. Da due anni e mezzo abitiamo a Gavarno». La sua famiglia era di religione cristiana, ma fino al crollo dei muri agli inizi degli anni Novanta, in Albania la Chiesa era oppressa e perseguitata. Vescovi e preti, se scoperti, venivano sottoposti a processi farsa e poi giustiziati. «Questi momenti tragici avvenivano quando io e mio marito eravamo molto giovani — prosegue Mine —, ma le nostre famiglie ci hanno raccontato quanto avveniva. Ricordo che, con la caduta del comunismo, i cattolici potevano respirare, le campane suonavano, nelle chiese e nei cimiteri venivano celebrate Messe liberamente. Quanti preti erano riusciti a sopravvivere nonostante le persecuzioni. La prima volta che sentii le campane suonare e potei partecipare alla Messa, soprattutto a quelle solenni di Natale e Pasqua, scoppiai a piangere».

A Gavarno, il desiderio di diventare cristiani riemerse con forza, sia dietro le spinte dei parenti, sia vedendo la testimonianza di fede locale, ma anche la figura di San Papa Giovanni, a cui è dedicata la chiesa parrocchiale. «A Gavarno cominciammo a frequentare la chiesa — aggiunge Mine —, fin quando ci siamo rivolti a monsignor Arturo Bellini per iniziare il cammino. Alla nostra decisione ha contribuito anche la straordinaria e santa figura di Papa Giovanni. Ora siamo vicini al grande passo. Oltre alla gioia di aver concluso il cammino, avremo la gioia di essere circondati dalle nostre famiglie e da altri parenti che ci raggiungeranno direttamente dall’Albania».

In famiglia, chi è il più felice di tutti per questo momento tanto atteso? «È mio figlio di 6 anni — risponde la mamma — che ripete di non vedere l’ora di ricevere il Battesimo e poi di continuare, come tutti i suoi coetanei, il cammino di fede con gli altri Sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia. Ma anche la gioia mia e di mio marito è alle stelle, sia perché corona un desiderio tanto atteso, sia perché ci sentiamo inseriti nella grande famiglia dei credenti, con tutti gli impegni che questa scelta comporta».

Carmelo Epis