La Passione di Gesù. Gli uomini del potere religioso diventano ciechi

Quale è il personaggio della Passione che più ti appassiona, ti intriga, ti urta e perché? Diego

Confesso che tra i molteplici personaggi della Passione del Signore che mi coinvolgono, suscitando nel mio cuore sentimenti a volte contrastanti, oggi vorrei evidenziare i capi dei sacerdoti, i sommi sacerdoti Anna e Caifa, tutto il sinedrio, gli scribi, gli anziani e il loro ruolo nella passione e nella morte di Gesù.

In nome di Dio condannano il Figlio

L’atteggiamento di costoro, infatti, m’invita a riflettere: comprendo la loro fatica ad accogliere la novità del Messia e la loro ferma determinazione a “toglierlo di mezzo”, escogitando ogni sorta di inganno allo scopo di farlo vacillare ed avere, in tal modo, buone e valide ragioni per farlo condannare a morte! Strenui difensori della purezza della fede giudaica, considerano Gesù una vera e propria minaccia alle antiche Scritture e alla Legge, un serio pericolo che rischia, a parer loro, di far sgretolare l’autenticità dell’ebraismo.

Il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte” (Mc 14,61-63).

Paradossalmente, in nome dello stesso Dio che Gesù è venuto a rivelarci e a mostrarci in tutta la sua persona, essi diventano i più accaniti oppositori in grado di “manovrare” una vera e propria condanna a morte, sigillata persino dal potere politico.

Inconsapevoli testimoni

I disegni divini, tuttavia, sanno trasformare i suoi nemici in inconsapevoli annunciatori della missione salvifica di Cristo. Ricordiamo le parole del sommo sacerdote Caifa al Sinedrio:

“Voi non capite nulla, e non riflettete come torni a vostro vantaggio che un uomo solo muoia per il popolo e non perisca tutta la nazione”. Ora egli non disse questo di suo; ma, siccome era sommo sacerdote in quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire in uno i figli di Dio dispersi. Da quel giorno dunque deliberarono di farlo morire (Gv 11,49-53).

Non voglio entrare in merito all’abilità che tutti abbiamo di decretare condanne ai profeti del nostro tempo solamente perché, con la loro autenticità di vita e con la parola franca e schietta, fanno traballare anche le nostre ormai obsolete certezze religiose, ma semplicemente evidenziare il reale pericolo che anche la fede in Dio, quando chiude il cuore e arrocca dentro pseudo principi, può divenire ostacolo alla sua stessa Rivelazione. Il pericolo è più reale di quanto possiamo immaginare!

Il piano salvifico di Dio si compie, dunque, dentro le cospirazioni umane, gli imbrogli e gli inganni. “L’ordito e la trama” di quell’evento di salvezza si intrecciano sapientemente rivelando, solamente in filigrana, la signoria di Cristo che guida ogni momento anche nei minimi particolari. Dall’ultima cena alla croce egli è, infatti, vero “sovrano” di ogni sequenza; nel Getzemani, nel processo davanti al Sinedrio, persino davanti all’autorità politica, egli è e rimane uomo libero, che dà la sua vita, non perché qualcuno gliela toglie, ma perché la offre da stesso.