Tre giorni per toccare il legno freddo della croce. Il volto giovane della Pasqua

Se raccontare del Natale in Università è difficile, figuriamoci quando si tratta della Pasqua.

Sì, perché se il Natale ha le lucine, le decorazioni, i regali e a volte la neve che rende tutto più magico, la Pasqua non ha niente di tutto questo, la Pasqua è sobria, pulita, semplice.

Arriva insieme alla Primavera, alle giornate che si allungano, ai fiori che sbocciano, i cieli tersi d’azzurro e tutto si ferma, a guardarla.

In Università la Primavera è una boccata d’aria fresca dopo l’inverno e prima dell’afa dell’estate è un momento in cui ci si ferma, si recuperano esami, si scrive la tesi, o semplicemente ci si riposa, e si gode il momento, anche se alla fine si scopre di essere sempre di fretta.

Pensandoci, anche la Settimana Santa arriva così, si parte con la Domenica delle Palme, due giorni di assestamento e poi inizia la corsa disperata del triduo, dove tutto sembra accavallarsi, dove non si ha un minuto libero.

Le palme in Università non ci sono, ma per qualcuno è durante questa settimana che arriva la corona d’alloro e lì è una grande festa, perché quel momento racchiude tutti i piccoli traguardi che si sono raggiunti ma, discussione veloce, proclamazione e corsa al ristorante, quando dovremmo goderci il momento, in realtà ci troviamo ancora una volta ad essere schiavi delle mille cose a cui pensare.

Per fortuna domani con la Fuci potrò fermarmi, per pensare a questo triduo, a cui arrivo sempre troppo di corsa e che purtroppo non riesco sempre a godermi pienamente.

Una notte intera da vivere insieme, con le persone che mi permettono ogni giorno di “amare fino alla fine” la mia vita tra Fede e Università, le stesse con cui attraverso l’amicizia diventiamo Cirenei l’uno per l’altro, portando quelle croci che ognuno di noi si trova sulle spalle e sul cuore.

Essere giovani non fa rima con l’essere invincibili, l’entusiasmo aiuta, insieme allo slancio, la creatività e la spavalderia, ma tutti ci ritroviamo a toccare l’esperienza del freddo legno della croce.

Il lavoro che manca, o di cui dobbiamo accettare condizioni non sempre chiare e limpide, la pesantezza di un mondo adulto, che talvolta davanti alla nostra voglia di fare risponde con la gelosia, un esame che non va nonostante i sabati sera rimasti chiusi in casa, la stessa casa da cui magari si vuol scappare, per sentirsi grandi, ma ci si trova soli o senza gli attrezzi giusti per costruirla con qualcuno.

Esistono le croci e vale la pena pensarci e riflettere, non per tagliarle, bruciarle o romperle, bisogna ammirarle senza farle sparire, prenderle e metterle in un sepolcro.

La Pasqua ci insegna questo, a mettere una pietra sopra, non cancella il sepolcro, non lo rende profumato come l’olio dei catecumeni, ma lo rende scrigno di qualcosa che va tanto protetto da sigillarlo con una pietra.

Guardando a questo sepolcro chiuso, penso che la Pasqua sia giovane, perché un giovane non si fermerà mai a guardare a quella pietra per troppo tempo, ad un certo punto inizierà a chiedersi come poterla far rotolare via, nonostante qualcuno potrebbe remargli contro.

Per questa Pasqua siate giovani, prendete un minuto, ponete le vostre croci nei sepolcri, ma con la speranza e la gioia cercate di spostare i massi che ostacolano i vostri sogni, perché solo in questo modo potrete risorgere.

(Foto Siciliani/Gennari Sir)