L’albero dei ricordi: nella fiaba di Britta Teckentrup l’amore degli amici vince il dolore della morte

“Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo” scriveva l’autrice sudamericana Isabel Allende nel libro dedicato a sua figlia “Paula” (Feltrinelli). Ed è proprio da qui che incomincia il delicato racconto di Britta Teckentrup, “L’albero dei ricordi” (Gallucci).
Britta Teckentrup è un’artista e illustratrice tedesca, ha vissuto e lavorato diversi anni in Inghilterra. Le sue opere sono state esposte alla London Gallery e in diverse fiere d’arte internazionali. È autrice di più di 60 libri per bambini, tra cui numerosi best-seller, pubblicati in oltre venti paesi in tutto il mondo. Vive con la sua famiglia a Berlino.
C’è una volpe che ha avuto una vita lunga e felice, ma è ormai vecchia e stanca. Dà un ultimo sguardo al suo amato bosco, chiude gli occhi e si addormenta per sempre. C’è una presenza esplicita della morte, ma riportata alla sua essenza, nuda, come un semplice accadimento, accompagnata da una sequenza di immagini e parole che portano alla rielaborazione del lutto. C’è tanto silenzio, un silenzio dolce. Il manto arancione della volpe è come un lampo di luce nel bianco della neve. Uno alla volta arrivano i suoi amici: il gufo, che abbraccia volpe coprendola con la sua ala, e poi scoiattolo, faina coniglio, uccello, orsa. Le illustrazioni sono poetiche, dal segno pulito e deciso, i colori brillanti. Non è facile parlare di morte oggi: è un argomento che fa paura, anche gli adulti lo evitano volentieri. Teckentrup parla di quanto dolore possa generare una perdita, ma anche di come l’assenza, col tempo, possa diventare gentile, e di come possa trasformarsi in una presenza affettuosa e costante attraverso i ricordi, non quelli privati, intimi, sussurrati con pudore, ma quelli condivisi, dialogati, narrati, in cui la parola diventa cura, balsamo sulle ferite del cuore, riesce a ristabilire un ponte, una relazione. Così accadeva nei funerali una volta, quando a casa del morto le persone arrivavano con cibo e racconti, aneddoti, risposte confortanti. Così fanno gli amici di volpe, mentre ricordano le serate trascorse insieme ammirando il tramonto, i giochi, la caccia.Lì dove prima c’era volpe, nasce una pianta, che ad ogni racconto diventa più rigogliosa: “Più ripensavano a lei, più l’albero cresceva e si faceva bello, finché diventò l’albero più alto del bosco, un albero fatto di ricordi e pieno d’amore…L’albero dava forza a tutti quelli che avevano amato volpe”.