La Cartagloria ‘architettonica’ della SS. Trinità al Macs di Romano per «Un’Opera al Mese»

La splendida Cartagloria ‘architettonica’ della SS. Trinità  realizzata a inizio Settecento, è stata al centro dell’appuntamento culturale di questa seconda domenica di aprile all’interno dell’iniziativa «Un’Opera al Mese» promossa dal Museo di Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia.

«Proseguiamo l’obiettivo di valorizzare il territorio dal periodo della Riforma e Controriforma attraverso l’arte e la storia» introduce Don Tarcisio Tironi, direttore del Macs. In quest’occasione è intervenuta la relatrice Chiara Spaino.

La cartagloria è stata introdotta come oggetto liturgico sull’altare nel 1500 durante la messa tridentina e veniva utilizzata dal celebrante come supporto di testi e preghiere; poi dal Concilio Vaticano II, quest’oggetto liturgico è andato in disuso.

Inizialmente, la cartagloria era solo una, «centrale ed era inserito il testo del Gloria a cui aggiunsero anche il Canone e il Credo, come nel rito ambrosiano» spiega Chiara Spaino.
Successivamente, nel Seicento, «nel rito romano, insieme alla cartagloria centrale, sono state introdotte due laterali: a sinistra la cartagloria con il salmo del Lavabo (da porsi in cornu epistola), mentre a destra quella con l’incipit del vangelo di San Giovanni (da porsi in cornu evangeli)» sottolinea Chiara Spaino.

Inoltre, la cartagloria era suddivisa in feriale e festiva ed era incorniciata in legno, ottone oppure sempre in legno con la lamina argentea o d’oro per delle decorazioni più elaborate.

La Cartagloria ‘architettonica’  della SS. Trinità è stata realizzata il 19 aprile 1702 per commissione della confraternita della SS. Trinità dall’architetto romanese Gian Battista Caniana ed è stata concepita come una piccola sottopala devozionale che ripropone in argento gli stessi soggetti della pala d’altare con la SS. Trinità del Salmeggia e delle due tele collocate negli intradossi ai lati dell’altare con i ss. Giovanni Battista ed Evangelista.

È un oggetto liturgico in legno d’ebano e tinto di nero con applicazioni in lamina argentea; una tipologia architettonica molto diffusa in tutta l’area lombarda tra ‘500 e ‘700.

Ammirando quest’imponente cartagloria, dallo zoccolo del basamento, sono presenti tre teste cherubiche e volute fitiforme che si ripetono nelle quattro fasce verticali suddividono la cartella in tre scomparti. Al loro interno, sono collocate tre stampe acquerellate del Credo, del Sacrum Convivium e del Gloria.
La cartella finisce con un’alta cimasa mistilinea, interamente rivestita da una formella incorniciata dalle foglie d’acanto in cui è raffigurata la SS. Trinità con Gesù Redentore alla destra di Dio Padre e sulla sommità la colomba dello Spirito Santo al centro di una raggiera aggettante a fasci di raggi. Inoltre, ai lati della cartella, ci sono due colonne tortili sulle quali si alternano delle foglie e grappoli d’uva, che terminano con timpani spezzati, coronati dalle immagini semicoricate su nuvole delle due virtù teologali quali la Fede a sinistra e la Speranza a destra. Mentre, le due volute all’estremità rappresentano nella base un angioletto e nella parte superiore a sinistra San Giovanni Battista e a destra San Giovanni Evangelista.

Gian Battista Caniana nasce l’8 maggio 1671 a Romano di Lombardia  in una famiglia ad alta vocazione artistica. Alla morte del padre,  la madre Caterina decide di mandare Gian Battista a Venezia in una bottega, al fine di fargli apprendere le arti scultoree e l’architettura.

In quel periodo, a Venezia, Gian Battista conosce lo scultore Brustolon detto “Il Michelangelo del legno” e l’architetto Longhena. «Con un bagaglio culturale molto forte», racconta Chiara Spaino, Gian Battista Caniana ritorna nel suo paese, portando avanti il lavoro del padre in bottega con i fratelli, con i quali, nel 1691 intraprende la costruzione di una serie di armadi per le Sagrestie di Alzano Lombardo (lì si trasferisce definitivamente nel 1694) e contemporaneamente, incontra Andrea Fantoni. Con quest’ultimo, Gian Battista instaura una grande amicizia anche professionale tanto da aiutarsi a vicenda nell’eseguire delle loro opere.

A seguire, nel 1714, Gian Battista fa edificare in piazza Grande di Romano di Lombardia la Chiesa di Santa Maria Assunta e San Giacomo Maggiore, caratterizzandola con un doppio campanile. Mentre, a Città Alta, realizza la Chiesa di San Michele all’Arco (ora dismessa e usata come archivio per la Biblioteca Angelo Mai).

Nel 1720, a Grumello del Monte, Gian Battista progetta la Chiesa della SS. Trinità e nel 1740 esegue con la figlia l’altare maggiore della Chiesa di Santa Maria della Pace ad Alzano Lombardo.

Muore ad Alzano Lombardo nel 1754.