La rete socio-educativa di Città Alta: una finestra sul quartiere per l’oratorio

L’unione fa la forza. Creare relazioni, rafforzare i legami tra diversi soggetti che agiscono sullo stesso territorio è importante anche per la comunità cristiana: ecco perché l’oratorio di Città Alta è stato tra i promotori e i fondatori della Rete socio-educativa del quartiere, che esiste da vent’anni e unisce enti, istituzioni, associazioni, cooperative presenti sul territorio che si occupano di famiglie e minori. Negli ultimi anni il progetto “Io, il mio quartiere… Città Alta” ha messo a fuoco la situazione e le necessità più diffuse attraverso alcuni questionari consegnati a genitori e ragazzi. L’obiettivo, spiega Marco Sala, educatore dell’oratorio e degli orti sociali, “era individuare alcune aree d’intervento per arginare la perdita del tessuto sociale di Città Alta, quartiere sempre più turistico e sempre meno accessibile per persone che ci vivono”. Sulla base dei risultati dei questionari sono state avviate alcune iniziative per rivitalizzare e recuperare l’utilizzo di alcuni luoghi, come lo stesso oratorio e l’ex carcere di Sant’Agata.
All’oratorio è stato realizzato un incontro tra generazioni: anziani e ragazzi insieme per svolgere piccoli lavori di cucito e di ricamo. “L’anno scorso – racconta Marco – abbiamo realizzato anche un laboratorio di fotografia coinvolgendo persone con disabilità, e con le immagini abbiamo realizzato una mostra che ora è dentro l’oratorio. Si è svolto anche un laboratorio di magia per i più piccoli”.
La creazione di comunità passa anche attraverso iniziative che coinvolgono soprattutto i residenti come il Palio di Città Alta, che svolge a giugno e si articola in tre giorni di attività. “Il primo giorno, il venerdì, è di solito interamente dedicato ai bambini e ai ragazzi con giochi e sport in diversi luoghi del quartiere e il “Palio d’oro” uno spettacolo di canto e musica con i bambini sotto il palazzo della Ragione. Di sabato ci sono concerti e attività teatrali. Ma il giorno più importante per l’oratorio è la domenica: al mattino viene consegnato il mandato agli animatori del cre poi c’è il pranzo comunitario e la sera si apre il quartiere con il palio vero e proprio: ogni squadra rappresenta un’associazione del quartiere. La sfida consiste in una serie di giochi e chi vince custodisce il vessillo dipinto a mano fino all’anno successivo. Le attività cambiano ogni anno, quest’anno per l’occasione i bambini della scuola primaria stanno preparando una mostra”.
La rete socio-educativa si occupa di temi educativi e pedagogici: minori, disabilità, fragilità; promuove attività di prevenzione e di tutela non solo per rispondere a un bisogno ma per realizzare desideri e opportunità.
A Città Alta c’è anche un’altra rete sociale più allargata, che unisce soggetti istituzionali, del mondo della cooperazione e del volontariato, nata quest’anno che però si occupa anche di molto altro, comprese cultura, urbanistica e viabilità. Le due reti collaborano e si aiutano a vicenda: “E’ importante coinvolgere più persone possibili su temi specifici per ottenere risultati che contribuiscano a migliorare davvero la vita dei residenti”.
Tra i diversi progetti c’è anche quello dell’orto sociale, della Cooperativa l’Impronta con il Comune di Bergamo, assessorato all’ambiente. E’ nato nel 2004 e coinvolge attualmente entrambe le reti. “Ci occupiamo di offrire occasioni formative e occupazionali a persone con fragilità – racconta Marco Sala -. Lavoriamo in Città Alta e da quest’anno anche alla Grumellina. L’orto funziona anche con l’aiuto di un gruppo di volontari ed è aperto al pubblico. A volte partecipano anche persone di passaggio, perché l’orto si trova accanto a porta San Giacomo, in un luogo di transito. I visitatori possono acquistare gli ortaggi con un’offerta libera. Gli orti sociali collaborano con tutte le scuole di Città Alta, dall’infanzia alle superiori e propone attività didattiche mirate a seconda dell’età. Spesso durante l’estate vengono attivate collaborazioni con il Cre”.
Grazie alla rete socio-educativa alcuni ragazzi neomaggiorenni hanno sperimentato le prime esperienze di lavoro negli spalti estivi, con il sostegno e la collaborazione dei commercianti. “La rete socio-educativa – commenta Marco Sala – per l’oratorio rappresenta una finestra sul quartiere, uno dei tanti modi per uscire e incontrare una comunità più ampia, nella logica di una chiesa in uscita”.