L’incontro tra le due Coree. I vescovi: «Una giornata storica, una pietra miliare per la pace»

“Un evento storico”. “Una pietra miliare per la pace nella penisola coreana”. Così l’arcivescovo Kim Hee-Joong, presidente della Conferenza episcopale coreana, definisce in un comunicato diffuso oggi – e inviato al Sir – l’incontro che si sta svolgendo a Panmunjom tra il leader nordcoreano, Kim Jong-un, e il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in. La storica stretta di mano è avvenuta alle 9.30 di questa mattina in Corea, alle 2 e mezza della notte italiana. Kim è diventato il primo leader della Corea del Nord ad attraversare la linea di demarcazione militare che divide in due la penisola. L’incontro con il presidente del Sud mancava invece da dieci anni, l’ultimo risaliva al 2007.
“I capi della penisola coreana del Nord e del Sud, l’ultima nazione divisa del mondo, s’incontrano oggi (27 aprile) a Panmunjom, simbolo della divisione”, scrive il presidente dei vescovi: “Questo vertice Nord-Sud, che pone fine a un conflitto in atto da lungo tempo e diventerà una pietra miliare della pace sulla penisola coreana, è un evento storico che attrae il mondo intero e sarà un punto di svolta per la riconciliazione Nord-Sud e la pace nel mondo”. “A nome della Chiesa in Corea, mi auguro il successo del summit, secondo le aspettative e nell’interesse del popolo coreano e di tutti i popoli”. “Pregate che, come il Signore risorto ha fatto discendere la pace sui suoi discepoli, possa essere su di noi oggi, sulla penisola coreana, una pace duratura”.
«Spero che questi due incontri storici – osserva monsignor Hyginus Kim Hee-joong, arcivescovo di Gwangju e presidente dei vescovi coreani – possano aprire una storia di pace non solo per la penisola coreana, ma anche per tutta l’area asiatica. E possano anche essere una pietra miliare per la pace nel mondo. La nostra speranza è che possa cessare una storia di conflitto e contrasto che è durata 70 anni ed ha diviso un Paese dove il suo popolo ha un’unica lingua, appartiene a una sola cultura, condivide una storia comune da oltre 2.000 anni. Se noi abbandoniamo la speranza della pace, questa speranza non potrà mai essere realizzata, perché la speranza termina se viene abbandonata, ma non per fallimento».