“Mia nonna mi affidò a Giovanni XXIII, non mi sono mai sentita sola”

Il legame tra papa Giovanni XXIII e il popolo bergamasco è radicato e, allo stesso tempo, affascinante perché porta alla luce numerose storie ricche di fede e devozione per il pontefice originario di Sotto il Monte, canonizzato da papa Francesco il 27 aprile 2014. Ricordato con l’appellativo di “papa buono”, Giovanni XXIII ha lasciato un segno nei cuori dei cittadini bergamaschi che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, ma anche in chi non ha potuto incontrarlo di persona e conosce la sua storia soltanto tramite i racconti dei nonni o le notizie lette sui libri o sui giornali. Nel caso di Sabrina, una giovane mamma di venticinque anni, il legame con papa Giovanni XXIII è nato dalla devozione dei suoi familiari.
“Essendo io nata prematuramente – racconta Sabrina – mia nonna fece un voto a papa Giovanni XXIII affidandogli la mia vita. Credo che, in quel preciso istante, sia nato questo forte legame con il papa buono. I miei genitori, poi, hanno coltivato la mia fede dandomi il buon esempio e facendomi scoprire la figura del pontefice bergamasco a poco a poco”.
Una devozione tramandata dai genitori ai figli che, però, per Sabrina rappresenta molto di più: “Nonostante io non abbia mai conosciuto Giovanni XXIII, lo sento molto vicino a me. È difficile spiegare ciò che provo, ma lo sento vivere in me e so che la sua presenza mi accompagnerà per il resto della vita. Sembra quasi non voler mancare alla promessa fatta a mia nonna venticinque anni fa”.
Sabrina ha sempre vissuto a pieno la sua fede, prima come volontaria all’ oratorio e poi come mamma nella vita quotidiana. “Quando ero più giovane vivevo la mia fede principalmente in oratorio facendo catechesi per i più piccoli e dedicando il mio tempo alle loro famiglie. Ora che ho una figlia vivo la mia fede in maniera differente perché sono chiamata a dare il buon esempio, come i miei genitori fecero con me. Il mio compito è quello di accompagnare Giulia durante i suoi piccoli passi di crescita cristiana insegnandole cosa significa fare il segno di croce o una preghiera prima di dormire”.
Il filo rosso del legame con papa Giovanni XXIII continua tramite la figlia di Sabrina. “Quando è nata Giulia, io e suo papà Stefano abbiamo portato un fiocco rosa al santuario di Sotto il Monte per affidare la sua vita a papa Giovanni XXIII come mia nonna fece con me. Dal mio punto di vista, è una richiesta di protezione ricca di significato perché ho affidato la persona più preziosa a chi mi ha sempre accompagnato in ogni istante. La scelta di portare il fiocco è stata pienamente condivisa dal mio compagno perché Sotto il Monte rappresenta un luogo speciale per entrambi dato che il nostro percorso insieme ebbe inizio lì”. Una storia di devozione nata in famiglia e che prosegue di generazione in generazione grazie alla forte figura di un papa buono ricordato con affetto da una città intera per la sua semplicità e la sua bontà.