Le stragi di tutti i giorni hanno prodotto assuefazione

Ormai è roba di tutti i giorni. Quando non è la Siria, è l’Iraq, o qualche paese del Medio Oriente, o qualche paese dell’Africa… Quando non sono le zone calde del pianeta, arrivano le vittime degli attentati terroristici o quelle di eventi naturali catastrofici… Non passa giorno senza che avvenga una qualche forma di strage, o vistosa per numero di vittime, o vistosa per il loro significato o per tutti e due i motivi.
La rete fittissima di informazione, quella tradizione di giornali e TV e quella, molto più puntuale e invasiva di internet, ci permette di vivere in diretta gli eventi. Il peso straordinario dell’informazione crea la sensazione viva della vicinanza. Le stragi che avvengono lontane si avvicinano perché le troviamo su internet, li rivediamo in tv, le ripercorriamo leggendo i giornali, il giorno dopo.
Siamo, dunque, chiamati a convivere, quasi quotidianamente, con le stragi e la violenza. Tra le conseguenze più pesanti di questa situazione, si deve registrare una inevitabile forma di assuefazione. Ci si abitua alle forme più svariate di violenza. E con l’abitudine diventa facile anche banalizzare. La violenza ha finito per non impressionare più, semplicemente perché la si ritrova dappertutto e la si incontra sempre. L’ epidemia inguaribile nella quale siamo costretti a vivere ha fatto affievolire gli anticorpi. Sia perché la violenza appare onnipotente, invincibile: è dappertutto, appunto. Sia perché essendo dappertutto ha inoculato in ognuno il suo virus e ha spento la voglia di opporvisi.
Di fronte alla invadenza pubblica della violenza e delle stragi sta soltanto la sensibilità privata delle persone miti e non violente che però non riescono a imporre la loro mitezza. Lo squilibrio fra la forza della violenza e la debolezza della mitezza, sembra aumentare e la prima appare sempre, invariabilmente, vincente rispetto alla seconda.
Eppure fa parte della nostra storia questa ostinata testimonianza, piccola, fragile ma testarda: che non si vuol rinunciare, nonostante tutte le violenze, nonostante la valanga di notizie sulle violenze, non si vuol rinunciare a sperare che è possibile vivere fraternamente.