Don Gabriele Mazzoleni di Cisano Bergamasco: «Ho imparato a prendermi cura dei più fragili»

«Quante volte mi sono soffermato sulla parola “Seguimi!” nel Vangelo di Giovanni 21, 19. E quante molte mi sono sentito dire dal Signore: Gabriele, a me vai bene così. Seguimi, non avere paura, lasciati amare da me così come sei e io ti rendo capace di essere pastore». Don Gabriele Mazzoleni, 27 anni, è nato il 4 marzo 1991 a Cisano Bergamasco, nella frazione di San Gregorio, e battezzato dall’indimenticato parroco monsignor Giovan Battista Roncalli, nipote di Papa Giovanni. È entrato quattordicenne in Seminario, dove ha conseguito la maturità sociopedagogica ed è poi entrato in Teologia. Il primo anno, con la sua classe, ha trascorso il fine settimana nelle parrocchie di Foppolo, Carona e Valleve in Alta Valle Brembana. In seconda Teologia è sbarcato in città, nella parrocchia di Santa Caterina. Poi, quattro anni successivi, è stato prefetto dei ragazzi di 2ª media, nei fine settimana nella parrocchia cittadina di Campagnola e infine educatore per due anni in una comunità minorile di Capriolo delle suore delle Poverelle. Da un anno presta servizio nella parrocchia cittadina di Redona.
Anche don Gabriele ha vissuto l’intensa esperienza gesuitica del mese ignaziano. che considera uno dei momenti più forti della sua formazione. «In questo mese mi sono scoperto amato dall’amore del Signore che sempre ci precede. Di fronte a tale amore, come è possibile non ricambiare amando? È un amore “di più” che rende nuovo e stupendo tutto, che fa attraversare il mare in burrasca, che ti fa sentire grande nonostante le piccolezze». La seconda esperienza è quella vissuta nella comunità delle Poverelle. «Sono stato a contatto — ricorda don Gabriele — con bambini maltrattati e a volte anche abusati. Ho visto il male radicale che l’uomo può compiere, ma anche quella umanità che si fa carico di curare le ferite dell’altro senza cadere in un mero assistenzialismo, ma facendo germinare vite nuove». Proprio questa esperienza forte lo ha spinto a scegliere, come immaginetta ricordo dell’ordinazione sacerdotale, una Croce con Cristo che appare un tessuto bianco, per esprimere «il nostro essere figli amati attraverso il segno del tessuto. Un tessuto che richiama l’asciugamano di cui si è cinto Gesù Cristo per asciugare i piedi agli apostoli, ma anche la tunica tessuta tutta d’un pezzo che sa bagnarsi dello sporco dei fratelli».