I giovani e la vocazione. Le ordinazioni di tre preti novelli e il dibattito sul Seminario Minore

Sabato 26 maggio alle 17 nella Cattedrale di Bergamo saranno ordinati tre nuovi presibiteri: don Luca Conti, della parrocchia di Santa Maria Assunta e San Ippolito Martire a Gazzaniga, don Gabriele Mazzoleni, della parrocchia di San Gregorio Magno a Cisano Bergamasco e don Manuel Valentini della parrocchia di San Martino Vescovo a Nembro. Dedichiamo questo dossier alle loro storie e a una riflessione su giovani, vocazione e seminario.

Il tema della vocazione sta diventando sempre più delicato: diminuiscono in tutta Italia – e anche a Bergamo – i ragazzi che decidono di entrare in seminario o nelle congregazioni religiose. In questo contesto anche un dibattito sull’identità e il ruolo del Seminario Minore (gli anni della scuola secondaria di primo grado) merita la giusta attenzione. Nei giorni scorsi nell’auditorium del Seminario Vescovile si è svolta una giornata di studio su questo tema che ha avuto come ospite don Gianni Magrin, sacerdote della diocesi di Vicenza, che si occupa delle vocazioni sul proprio territorio.
L’incontro è iniziato con un’attenta analisi di come funzioni questa parte di Seminario dedicata ai più giovani, per comprendere meglio quale proposta viene fatta ai ragazzi, da chi è abitato questo luogo e con quale sguardo vengono accompagnati gli adolescenti.
Dall’intervento di don Magrin si evince come la figura del padre spirituale sia fondamentale per i ragazzi che cercano nell’adulto una guida per mettere a fuoco la loro vocazione. «I ragazzi del Seminario Minore non vogliono sentirsi diversi dagli altri ma normali», perché – nonostante il luogo in cui abitano – si sentono proprio come gli altri loro coetanei. «L’identikit dell’adolescente che vive in seminario – spiega don Magrin – è quello di un ragazzo generoso, coraggioso e abituato a lavorare con i propri compagni. Il luogo che abitano, il seminario, è considerato semplicemente come una casa, la propria casa in cui crescere come uomini comprendendo in quale ruolo giocarsi nella propria comunità. Nel cammino vocazionale  lo sguardo antropologico è importante quanto lo sguardo cristologico. Gli adulti devono mettersi all’ascolto dei più giovani per capirne le esigenze».
Alla fine dell’analisi, la giornata di studio è proseguita con il consueto dibattito tra don Magrin e i seminaristi presenti. Nella prima fase di dialogo è stato posto l’accento sulla testimonianza di chi esercita il ministero sacerdotale: i preti sono testimoni credibili? «La parola di Dio avvia il cammino – risponde don Magrin – poi bisogna essere capaci di ascoltare i giovani perché in molte comunità si sta verificando un allontanamento tra le generazioni: da una parte i giovani, dall’altra adulti e sacerdoti. I giovani hanno la possibilità di incontrare figure sacerdotali vere vivendo in parrocchia e all’oratorio, ma spesso quelli più lontani da questi ambienti ne immaginano la vita e il lavoro quotidiano basandosi sulle notizie trasmesse in televisione o tramite altri canali. È importante far incontrare ai ragazzi persone vere. Un’occasione importante da non sprecare è, per esempio, quella delle proposte estive. Nei giorni di vita comune, il giovane si avvicina al mondo sacerdotale perché conosce la figura del prete sotto una luce quotidiana diversa da quella a cui è abituato. È in queste occasioni preziose che si creano legami silenziosi, ma allo stesso tempo forti e durevoli».  A tal proposito, dal dibattito emerge anche la necessità di mettere ancora di più in relazione pastorale giovanile, parrocchie e seminario.
Un altro spunto di dialogo è stato offerto dalla questione famigliare e dall’importanza che giocano i componenti della famiglia rispetto all’ambito vocazionale. «È importante che il ragazzo sia affascinato da Gesù, ma non ci deve essere alcun tipo di obbligo da parte delle famiglie. – spiega don Magrin – Il rischio è di soffocare un adolescente che sta cercando la sua strada e ciascuno di loro deve essere affiancato e “decifrato” con la sensibilità che possiede senza restrizioni. Il genitore deve essere coinvolto nella giusta misura e deve giocare un ruolo come quello di Maria ovvero di accompagnatore. Il protagonista è il ragazzo».
Se nel mondo maschile i giovani in crisi vocazionale trovano un punto di riferimento ben saldo, nel mondo femminile si fatica a dare una guida a chi ne ha bisogno come sottolinea don Magrin. «Gli uomini hanno molte più possibilità rispetto alle donne in ambito vocazionale, un vero peccato se si considera la spiccata sensibilità del mondo femminile. Manca un anello di congiunzione tra il desiderio vocazionale femminile e la sua realizzazione».
Al termine della giornata di studio è intervenuto il rettore del Seminario, don Gustavo Bergamelli, sottolineando la necessità di fare chiarezza sui progetti futuri riguardanti il Seminario Minore per esprimere al meglio la sua funzionalità. Un luogo in cui formare prima di tutto i ragazzi a crescere, a diventare uomini accompagnandoli nella crescita personale per poi aiutarli anche nel percorso vocazionale: questo è il compito del Seminario Minore, formare delle persone che, crescendo, sapranno trovare il loro posto nella comunità.