Vatican Chapels: il padiglione della Santa Sede alla Biennale di architettura a Venezia

La Santa Sede parteciperà per la prima volta alla XVI Mostra Internazionale di Architettura che si svolgerà dal 26 maggio al 25 novembre 2018 ai Giardini, all’Arsenale e in vari luoghi di Venezia. “Vatican Chapels” è il nome del Padiglione del Vaticano, un “padiglione diffuso” formato da dieci cappelle costruite da dieci architetti provenienti da tutto il mondo più un padiglione espositivo “Asplund Pavilion”. Il nuovo progetto, sito sull’Isola di San Giorgio Maggiore nello spazio dedicato inserito nell’area fittamente alberata che si trova all’estremità dell’isola, promosso dal Cardinale Gianfranco Ravasi, con il coordinamento del Pontificio Consiglio della Cultura, è a cura di Francesco Dal Co, storico dell’architettura, nato a Ferrara nel 1945, da noi intervistato.

Prof Dal Co, per la costruzione di “Vatican Chapels” fondamentale è il riferimento alla “Cappella nel bosco”, “Skogskapellet” dell’architetto svedese Gunnar Asplund. Ce ne vuole parlare?
«Questa piccola cappella progettata nel 1918 e terminata nel 1920 è un esempio molto particolare ed eloquente del modo di concepire una cappella in un ambiente naturale com’è quello rappresentato dal bosco del cimitero di Stoccolma, come luogo di arrivo in un ambiente che è configurato come una sorta di metaforica rappresentazione del pellegrinare della vita nel mondo e nella natura. Ha anche il significato di esaltare i valori tipici della cappella, vista come luogo di incontro, di esperienza e di orientamento. Inoltre è valida dal punto di vista architettonico questa caratteristica di coniugare insieme un linguaggio estremamente costruttivo, semplice e tradizionale con una impostazione spaziale particolarmente evocativa. Quindi il modello del piccolo edificio di legno, come è appunto la cappella di Asplund, è stato presente per il “Vatican Chapels”, ma non è stato l’unico che ha riguardato i nostri scambi di opinione e di incontri con gli architetti che hanno progettato le cappelle del Padiglione del Vaticano. L’“Asplund Pavilion” progettato da Francesco Magnani e Traudy Pelzel di MAP Studio di Venezia, esporrà i disegni e il plastico del progetto di “cappella nel bosco” di Stoccolma di Asplund per rendere esplicito al pubblico che verrà, uno dei punti di partenza da cui il dialogo con i progettisti e gli architetti invitati ha preso spunto».

Qual è stato il criterio di scelta dei dieci architetti e da quali parti del mondo arrivano?
«I dieci designer e architetti di fama mondiale vengono da tutti i continenti, fra loro c’è anche un architetto italiano, Francesco Cellini. Tutti sono stati selezionati pensando all’opportunità che questa realizzazione offriva, cioè quella di dare una rappresentazione di quanto generazioni diverse di progettisti vanno facendo. Capire come questi architetti si esprimono in contesti e ambienti culturali che spaziano dal Paraguay con Javier Corvalan Espinola all’Australia con Sean Godsell, dal Giappone con Terunobu Fujimori alla Gran Bretagna con Norman Foster. Tutto ciò per rendere evidente e manifesto quanto sono dissimili le strade che oggi gli architetti nel mondo vanno compiendo».

Durante la conferenza stampa di presentazione di “Vatican Chapels” ha definito quella dei dieci partecipanti “una sfida senza precedenti”. Per quale motivo?
«Perché non vi è un modello codificato per queste cappelle. Le cappelle, di circa 10 metri per 7, non sono consacrate, non sono intese a celebrare un particolare evento, ricordo, fede religiosa o accadimento religioso. Non vi è una tradizione o un modello per quanto riguarda la costruzione di cappelle semplicemente depositate nella natura e in dialogo con l’ambiente in cui sono state costruite».

Quali sono stati i materiali usati?
«Una delle sorprese che questa esperienza ci ha permesso di cogliere è che questi architetti appunto, perché non vi sono dei modelli condivisi e dei canoni per gli edifici che hanno progettato, hanno usato materiali diversi tra loro. Si va dal legno all’acciaio, alla pietra naturale al cemento armato precostituito e al vetro».

Mai come quest’anno con la partecipazione della Santa Sede, la Biennale di Architettura 2018 sarà il simbolo dell’accoglienza? «Io spero di sì, perché questo è stato sicuramente uno degli scopi che il progetto si proponeva».

Dove saranno collocate le cappelle quando la Biennale di Architettura sarà terminata?
«Questa è una decisione che spetterà alla Fondazione Cini e alla Santa Sede».

(Nella foto il progetto della cappella di Smiljan Radic Clarke)