Liberali di tutto il mondo, unitevi! Il PD è arrivato al capolinea. Devono decidere che cosa fare

Che il PD sia giunto al capolinea lo ha certificato l’Assemblea nazionale del 19 maggio. Del suo penoso e surreale andamento hanno riferito i mass-media. E adesso che cosa vogliono fare?

Tre ipotesi e il nuovo che avanza

Il ventaglio delle ipotesi è trino. Quella dell’attuale minoranza – capeggiata da Orlando – è che, essendo ora il PD è “tornato contendibile”, Renzi può essere messo in minoranza. Si tratta di tornare al vecchio PCI-PDS-DS-PD, via Zingaretti.  Pertanto, si deve aprire una guerra all’ultimo sangue per mettere le mani sulle risorse PD: tessere, gruppi parlamentari, soldi. C’è quella simmetricamente opposta dell’attuale maggioranza: andare alla guerra e vincerla, con un ritorno di Renzi o con un renziano quale segretario. La terza: Renzi deve lasciar affondare il PD per fondare un proprio partito, sul modello “En Marche” di E. Macron.

Almeno un fatto è certo: il PD è durato una decina d’anni ed è fallito, caduto nella terza guerra mondiale in corso, quella della globalizzazione, che è stata combattuta  sui campi di battaglia nazionali di tutto il pianeta. L’intera sinistra storica europea è uscita sconfitta nelle urne e, talora, distrutta, vedi Francia. Ma sorte non dissimile sta toccando alle forze liberali in Europa e negli Usa. Il vento caldo della globalizzazione ha chiuso violentemente i battenti di un’epoca e ne ha aperti altri sul futuro incerto del pianeta. Scriveva 170 anni fa il profeta di Treviri: “Tutte le stabili e irrugginite condizioni di vita, con il loro seguito di opinioni e credenze rese venerabili dall’età, si dissolvono, e le nuove invecchiano prima ancora di aver potuto fare le ossa”. All’epoca, stava incominciando la seconda fase della Prima rivoluzione industriale.

Le parole del Manifesto valgono anche per l’oggi. Quel vento non ha cancellato la classica dialettica sociale-culturale tra le destre e le sinistre, che da secoli attraversa la società civile moderna, ha “soltanto” accumulato materiale diverso nei loro recinti. Così la destra, che ancora negli anni ’80 era liberale, mercatista/globalista, antistatalista e cosmopolita, oggi anni è diventata illiberale, nazionalista-sovranista-populista-statalista, antieuropea. La sinistra era, all’epoca, moderatamente sovranista, statalista/keynesiana e moderatamente globalista – chi non ricorda il governo mondiale di clintoniana/prodiana/dalemiana memoria?  Si sono invertite le posizioni. La nuova destra ha preso il suo posto nel cuore della gente. Vero è che il cuore è “un gran guazzabuglio” e che i voti sono mobili. È vero anche che il PD, come è già stato osservato, perde consensi dal 2008 e che Renzi, semmai, ne ha ritardato il declino.  O forse facilitato, se si ponga mente all’incredibile leggerezza con cui ha sprecato rapidamente il patrimonio accumulato con le elezioni europee del 2014. La rottura del Patto del Nazareno è stata l’errore fatale.

Tuttavia, è sul terreno della lunga durata che si sono determinati sconvolgimenti profondi: lo spirito del tempo è cambiato, l’antico spirito pubblico è stato eroso, si sono aperte nuove faglie. Tutto ciò è già stato per tempo indagato. Perché non è arrivato alle orecchie del gruppo dirigente del PD? Ha prevalso in questi anni, a partire personalmente da Renzi, il pensiero debole, la cui cifra fondamentale è stata la subalternità al nuovismo grillino, alla “rerum novarum cupiditas”, per usare le prime parole di una famosa Enciclica. Bastava cambiare i politici, “la casta interna” del vecchio PCI-PDS-DS-PD. È stata l’ideologia soggiacente al noto slogan della “rottamazione”. Il semplicismo di simile parola d’ordine è stato dimostrato dagli effetti della sua applicazione ben più radicale da parte del M5S. Arriva sempre qualcuno che rottama i rottamatori.

Cultura politica, programma, partito. Per un liberalismo di sinistra

Di qui in avanti, si impongono tre urgenze alla sinistra: la cultura politica, il programma, il partito.

Quanto alla cultura politica: se il prevalente spirito del tempo muove e regredisce su posizioni illiberali e reazionarie, il fronte da costruire è quello dei Liberali. Del liberalismo esistono molte versioni. Quella attuale è il frutto delle contaminazioni storiche con il cristianesimo e con socialismo: è il passaggio dal liberalismo dell’individuo al liberalismo della persona, cioè dell’individuo in relazione costitutiva con l’altro. Non è più quello della mano invisibile, che armonizza spontaneamente gli interessi conflittuali degli individui. La società non è la somma meccanica degli individui: li attraversa. Tra l’individualismo estremo del M5S e la fraternité nazionalista della Lega, convergenti, infine, nello statalismo protezionista ed assistenziale e nella società chiusa, si apre lo spazio del liberali. Nella tradizione social-comunista i liberali sono sempre stati la destra. Oggi il liberalismo é/deve essere la sinistra. Liberali di tutto il mondo unitevi! Da tale posizione derivano la difesa e lo sviluppo della democrazia rappresentativa e una visione della politica come accompagnamento e sintesi degli interessi in proposte concorrenti e alternative di Bene comune.

Quanto al programma, i capitoli incompleti o confusi del PD sono parecchi: una scelta netta per gli Stati uniti d’Europa; la costruzione istituzionale della Seconda repubblica – i numeri ordinali fantasiosi che si avvicendano oggi sono solo il frutto di ignoranza crassa della storia del Paese – con il passaggio al presidenzialismo; una politica industriale a difesa della seconda potenza manifatturiera d’Europa; una politica coerente dell’immigrazione, quale impostata da Minnniti; la separazione delle carriere dei magistrati e la riconduzione della giustizia nei suoi confini; la rifondazione del sistema educativo nazionale, la cui profonda crisi è la prima causa del degrado dello spirito pubblico del Paese…

Quanto al partito: esso è, appunto, una proposta di parte ai cittadini di una cultura politica, di una visione del futuro del pianeta e dell’Europa ed è una determinata organizzazione democratica della partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica. L’esatto contrario della presente torre di Babele del PD.

Dal punto di vista delle tre urgenze sopra elencati, il renzismo è rimasto largamente indietro, per responsabilità di Renzi, in primo luogo. Ma è suo merito aver aperto una strada. Che sia lui o qualcun altro di qui in avanti a stare in testa, ora, dovrà comunque completare il processo di costituzione di una cultura politica liberale coerente. Il tentativo di demolire la Costituzione attuale a colpi di politica partitocratica prepotente ed eversiva deve essere fermato in tempo dalla mobilitazione dei cittadini. Qualcuno si deve assumere la responsabilità di proporre una strada.