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La crisi di governo: la vanità dei leader compromette le possibilità di dialogo tra parti sociali e politiche
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Editoriali
·2 min lettura

La crisi di governo: la vanità dei leader compromette le possibilità di dialogo tra parti sociali e politiche

Filippo Pizzolato·31 Maggio 2018
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La crisi di Governo è ancora in corso e l’esito, ad oggi, non è prevedibile. Non azzardo previsioni. Sottolineo tre aspetti molto critici: 1. la crisi delle leadership; 2. la compromissione dello spazio istituzionale; 3. la questione europea. Sul primo punto, il discorso è relativamente semplice. L’accentuazione della leadership è frutto e concausa della crisi della mediazione, che ha fatto apparire perfino il pluralismo interno alle forze politiche come un problema da districare, anziché come una ricchezza da garantire. L’esito è che abbiamo dinanzi leadership sguaiate, che esibiscono una muscolarità ingannevole e riducono a puerili dinamiche personali o di posizionamento tattico quelle che sono questioni sociali complesse e talora drammatiche. Per farsi strada si invoca una semplicità di ricetta che non può esistere. Le persone prudenti e sagge si tengono a distanza di sicurezza da questo spettacolo.

Connesso al primo, c’è il secondo punto critico: la compromissione dello spazio istituzionale. L’iper-esposizione delle leadership impedisce che si compiano i processi di dialogo e di mediazione tra parti sociali e politiche. La leadership occupa prepotentemente anche lo spazio che dovrebbe essere terzo e le istituzioni vedono la loro area di dialogo pregiudicata dall’invadenza e dalla vanità dei leader. La conflittualità penetra senza filtri nello spazio istituzionale, mettendo in scena divisioni che le procedure dovrebbero civilizzare e comporre. Il procedimento di nomina del Governo è stato compromesso dall’incapacità di mantenere il dialogo tra forze politiche e Presidenza entro i confini istituzionali. E il dialogo tra le parti rappresentate in Parlamento in vista della creazione di una maggioranza e di un programma di Governo è stato pregiudicato da chiusure personalistiche, chiaramente contraddittorie rispetto a una legge elettorale proporzionalistica. Così le istituzioni non possono funzionare, essendo preclusa o compromessa la possibilità di svolgere la funzione loro specifica di offrire un’infrastruttura accogliente per il dialogo. La polemica sul reddito di cittadinanza, ad esempio, ha enfatizzato le divisioni, laddove c’era più di un punto di convergenza con il Reddito di Inclusione, appena approvato dal Governo Gentiloni. Compito di chi anima la vita istituzionale non può essere quello di isolare o di isolarsi, chiamandosi fuori, da spettatori come al cinema, ma di partecipare a uno spazio di confronto, che contribuisce a «civilizzare» le posizioni, e insieme a un consolidamento degli argini offerti dal sistema costituzionale. La storia repubblicana è ricca di insegnamenti di forze politiche inizialmente anti-sistema, che hanno guadagnato lealtà alla Costituzione.

Il terzo punto critico è la collocazione europeistica dell’Italia. Anche su questo piano si assiste alla mortificazione della politica. Si oscilla tra un sovranismo privo di responsabilità e di senso della realtà e una sorta di sottomissione rassegnata all’ineluttabile, quasi non si potesse più mettere in discussione le politiche economiche europee e fossimo dinanzi a una chiusura definitiva di spazi di progettualità democratica. Da questo punto di vista, credo che la mancata nomina di Savona a Ministro sia stata, dopo le rassicurazioni di lealtà europea del Presidente incaricato Conte e dello stesso Savona, uno sconfinamento nell’indirizzo politico e un’occasione mancata di apertura di uno spazio di confronto istituzionale, in cui potesse trovare serio ascolto un diffuso e non infondato sentimento popolare angosciato rispetto al restringimento degli orizzonti di vita e di libertà di cui un’Unione Europea, ridotta a vestale di parametri numerici dalla discutibile scientificità, sembra ormai con-causa.

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crisidialogoforze politichegovernoistituzionimaggioranzaparlamentopoliticaresponsabilità
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