Prima uomini, poi campioni. Giorgio Brogni, uno dell’Atalanta, uno di noi

Una formazione della nazionale under 17 (Giorgio Brogni è in prima fila, terzo da destra)

Domenica 20 Maggio 2018. All’Oratorio di Telgate gli occhi di tutti sono fissi sugli schermi delle tv dell’Oratorio, che proiettano la finale degli Europei Under 17 di calcio che si gioca in Inghilterra. Gli spazi disponibili della struttura sono pieni; c’è il torneo organizzato dalla polisportiva, la gente nel bar mangia in compagnia e guarda con entusiasmo la partita di questo gruppo di ragazzi che, in un tempo difficile per la nazionale maggiore, esclusa dai mondiali dopo decenni, sta facendo sognare l’Italia.

La finale della Nazionale under 17. Gioca Giorgio

A Telgate abbiamo un motivo in più per fare il tifo: gioca Giorgio! Giorgio Brogni è un ragazzo della nostra comunità, classe 2001, gioca nell’Atalanta da quando era piccolissimo ed è titolare fisso della nazionale azzurra U17 di mister Nunziata. La partita termina con una bruciante sconfitta ai rigori, ma ciò che questi ragazzi hanno fatto vale la vittoria: hanno faticato, sono stati uniti, hanno fatto sognare i tifosi, hanno mostrato cosa può fare un gruppo di ragazzi quando si prefiggono di raggiungere un risultato insieme.

Sabato 2 Giugno 2018. All’Oratorio di Telgate, aspetto Giorgio, che arriva con cinque minuti di anticipo, in sella alla sua bicicletta, maglietta da animatore del CRE e pantaloncini; nella sacca la maglia azzurra della finale che gli ho chiesto di vedere e che la Federazione gli ha lasciato come ricordo dell’avventura vissuta. Il tempo è poco, alle tre deve partire per Genova dove lo attende una partita importante con l’Atalanta. Abbiamo giusto il tempo di fare due chiacchiere. Giorgio mi racconta dell’esperienza in Nazionale: confida che all’inizio il gruppo era partito con l’idea di non sfigurare, poi, di partita in partita, è cresciuta la consapevolezza di poter fare qualcosa di importante, fino a giungere in finale.

“Il segreto è il gruppo”

“Giorgio, qual è stato il segreto?”, domando. “Il gruppo, don. Siamo un gruppo di amici, usciamo insieme, giochiamo a ping pong insieme, ci rispettiamo  molto. Senza gruppo non si va da nessuna parte, il gruppo è fondamentale”. Parliamo di lui e della sua vita: sta per sostenere gli esami del terzo anno all’indirizzo informatico-gestionale, l’Atalanta gli ha appena fatto firmare un contratto triennale perché in lui crede fortemente; non gli pesano gli allenamenti e l’essere spesso lontano da casa perché, del resto, questa è la vita degli atleti. “Giorgio, mamma e papà? Cosa dicono?”. “Li conosci, don”, risponde sorridendo, “mi ripetono sempre: umiltà, piedi per terra, lavoro. Poi sarà quello che sarà”.

Lo ascolto e riconosco bene l’umiltà di mamma e papà, che conosco bene, la semplicità della zia Ida e la bontà di sua cugina Chiara, sua coetanea e nostra animatrice al CRE. Lui stesso aggiunge, dimostrando maturità: “non sono arrivato don, è solo l’inizio questo…”. Il suo obbiettivo è migliorare sempre, con la fatica, l’impegno e l’aiuto di chi lo guida nel percorso formativo, che non è solo tecnico, ma fa dell’educazione e della crescita umana un perno essenziale.

Non voglio essere solo un buon calciatore

Giorgio questo lo sa bene, tanto da aggiungere subito: “voglio essere un bravo ragazzo fuori dal campo eh don, non solo un buon calciatore”. Gli chiedo se la possibilità del successo lo spaventa. “Non tanto don. Per carità. Fa piacere se il successo arriva, visti i grandi sacrifici… ma sai, non amo i riflettori e mi piace lavorare tranquillo, stare con gli amici di sempre”. Manca poco, ultima domanda: un pensiero sull’Oratorio. “Beh, quando sono a Telgate passo sempre volentieri, qui mi sento a casa, ho sempre frequentato l’Oratorio. Vorrei sempre vedere i ragazzini lottare per un posto sul campo come facevamo noi”. Scattiamo una foto insieme, ci salutiamo. “Ricordati Giorgio, se arrivi in serie A una maglietta con autografo per il don!”. Sorride. “Certo don, promesso!”. Sale sulla bici e mentre si allontana mi ringrazia e mi saluta ancora.

No, sono io, siamo noi a dover ringraziare Giorgio. Lo vedo pedalare col sorriso sulle labbra. Dentro di me, rifletto: “se questo ragazzo resterà umile come gli hanno insegnato mamma e papà farà tanta strada. Sta diventando un uomo tutto d’un pezzo!”. I migliori auguri Giorgio. Comunque vada la tua carriera, faremo sempre il tifo per te! Grazie!!