Papa Francesco: udienza, “trovare l’originale della vita, non la copia”. “È brutto trovare cristiani a mezza misura, cristiani nani”

“Chi, potendo scegliere fra un originale e una copia, sceglierebbe la copia?”. A chiederselo è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, la prima dedicata ai comandamenti. “Ecco la sfida”, ha proseguito Francesco: “Trovare l’originale della vita, non la copia”. “Gesù non offre surrogati, ma vita vera, amore vero, ricchezza vera!”, ha ammonito il Papa: “Come potranno i giovani seguirci nella fede se non ci vedono scegliere l’originale, se ci vedono assuefatti alle mezze misure?”. “È brutto trovare cristiani a mezza misura, cristiani nani, che crescono fino a certa statura e poi no, cristiani col cuore rimpiccolito, chiuso, è brutto trovare questo!”, ha esclamato a braccio: “Ci vuole l’esempio di qualcuno che mi invita a un ‘oltre’, a un ‘di più’. Sant’Ignazio lo chiamava il ‘magis’, il fuoco, il fervore dell’azione, che scuote gli assonnati”. “La strada di quel che manca passa per quel che c’è”, la proposta di Francesco: “Gesù non è venuto per abolire la legge o i profeti ma per dare compimento. Dobbiamo partire dalla realtà per fare il salto in quel che manca. Dobbiamo scrutare l’ordinario per aprirci allo straordinario”. “In queste catechesi – ha annunciato il Papa a proposito del contenuto dei prossimi mercoledì – prenderemo le due tavole di Mosè da cristiani, tenendoci per mano a Gesù, per passare dalle illusioni della giovinezza al tesoro che è nel cielo, camminando dietro di lui. Scopriremo, in ognuna di quelle leggi, antiche e sapienti, la porta aperta dal Padre che è nei cieli perché il Signore Gesù, che l’ha varcata, ci conduca nella vita vera. La sua vita. La vita dei figli di Dio”.
“Come si passa dalla giovinezza alla maturità? Quando si inizia ad accettare i propri limiti”. Lo ha detto il Papa, nella prima udienza dedicata ai comandamenti. “Accettare i propri limiti è il passaggio dalla giovinezza alla maturità”, ha ribadito a braccio ai 15mila presenti in piazza San Pietro: “Si diventa adulti quando ci si relativizza e si prende coscienza di quello che manca”, quando si riconosce che tutto quello che si può fare “non supera un tetto, non va oltre un margine”. “Com’è bello essere uomini e donne! Com’è preziosa la nostra esistenza! Eppure c’è una verità che nella storia degli ultimi secoli l’uomo ha spesso rifiutato, con tragiche conseguenze: la verità dei suoi limiti, dei propri limiti”, la denuncia di Francesco, che ricorda come Gesù, nel Vangelo, proclama di essere venuto “non ad abolire, ma a dare pieno compimento” alla legge. “Il Signore Gesù regala il compimento, è venuto per questo”, ha sottolineato il Papa a proposito del “salto” che il protagonista del brano evangelico citato all’inizio della catechesi doveva compiere, “dove si apre la possibilità di smettere di vivere di sé stessi, delle proprie opere, dei propri beni e – proprio perché manca la vita piena – lasciare tutto per seguire il Signore”. “Nell’invito finale di Gesù – immenso, meraviglioso – non c’è la proposta della povertà, ma della ricchezza, quella vera”, ha precisato il Papa citando il brano in questione: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!” .
“Oggi è la festa di sant’Antonio di Padova. Chi di voi si chiama Antonio? Un applauso a tutti gli Antonio!”. È cominciata con questo fuori testo l’udienza di oggi, in cui il Papa ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi sul tema dei “comandamenti della legge di Dio”, a partire dal brano evangelico di Gesù che incontra un uomo che, “in ginocchio, gli chiede come poter ereditare la gita eterna”. “In quella domanda – ha commentato Francesco – c’è la sfida di ogni esistenza, anche la nostra: il desiderio di una vita piena, infinita. Ma come fare per arrivarci? Quale sentiero percorrere? Vivere per davvero, vivere un’esistenza nobile…”. “Quanti giovani cercano di vivere e poi si distruggono andando dietro a cose effimere”, il grido d’allarme del Papa: “La voglia di vivere. Alcuni pensano che sia meglio spegnere questo impulso, perché pericoloso”. Poi l’appello ai giovani: “Il nostro peggior nemico non sono i problemi concreti, per quanto seri e drammatici: il pericolo più grande è un cattivo spirito di adattamento che non è mitezza o umiltà, ma mediocrità, pusillanimità”. “Un giovane mediocre è un giovane con futuro o no?”, ha chiesto Francesco, a braccio, ai 15mila presenti oggi in piazza San Pietro: “No, rimane lì, non cresce, non avrà successo”, la risposta. “La mediocrità o la pusillanimità, quei giovani che hanno paura di tutto, questi giovani non andranno avanti”, ha proseguito il Papa sempre a braccio: “Mitezza, forza e niente pusillanimità, niente mediocrità!”. “Il Beato Pier Giorgio Frassati, che era un giovane, diceva che bisogna vivere, non vivacchiare”, ha ricordato Francesco: “I mediocri vivacchiano. Vivere con la forza della vita”. “Bisogna chiedere al Padre celeste per i giovani di oggi il dono della sana inquietudine”, la tesi di Francesco: “A casa, quando si vede un giovane che è seduto tutta la giornata così, cosa pensano mamma e papà? ‘Questo è malato, ha qualcosa’, e lo portano dal medico”, le parole pronunciate ancora a braccio: “La vita del giovane è andare avanti, essere inquieto: la sana inquietudine, la capacità di non accontentarsi di una vita senza bellezza, senza colore. Se i giovani non saranno affamati di vita autentica, dove andrà l’umanità? Dove andrà l’umanità con giovani quieti, non inquieti?”.