Dall’Illinois per conoscere la cooperativa Ruah: 14 studentesse a Bergamo

Dagli Stati Uniti a Bergamo per conoscere le realtà che accolgono i migranti nella bergamasca: sono quattordici le studentesse dell’University of Illinois che in questi giorni stanno conoscendo ogni aspetto della cooperativa Ruah e il suo sistema d’accoglienza. Il programma d’eccellenza frequentato dalle studentesse è il James  Scholar Program, un corso universitario con l’obiettivo di comparare e studiare i vari modelli di intervento sociale a favore di rifugiati e migranti tra Stati Uniti ed Italia.
Bruno Goisis, presidente della Cooperativa Ruah, ha raccontato come la cooperativa sia onorata di ospitare le studentesse statunitensi. Un’esperienza che andrà ad arricchire entrambe le realtà. “Durante le fasi di preparazione – prosegue Bruno Goisis- i loro docenti avevano già fatto un’osservazione interessante: a Bergamo parliamo di persone accolte, di ospiti delle nostre strutture, di ragazzi nei nostri appartamenti; in Illinois le persone accolte vengono considerate delle clienti. Anche la terminologia fa la differenza nella relazione che si vuole instaurare. È interessante riuscire a trasmettere ciò che stiamo facendo a chi viene da un Paese dove l’accoglienza è gestita in modo diverso, attraverso delle Mutual Aid Societies. Ne è nato un confronto costruttivo”.
I responsabili e gli accompagnatori delle studentesse nel progetto sono Emanuel Rota e Eleonora Stoppino, entrambi docenti associati all’University of Illinois che hanno organizzato il viaggio con la loro collega Amanda Purnell. “Sono corsi che prevedono un’esperienza di 15 giorni all’estero – spiega Emanuel Rota– per permettere agli studenti di fare esperienza sul campo e applicare un approccio comparativo tra i due Paesi. L’obiettivo è quello di andare al di là dell’aspetto normativo e di valori e di vedere concretamente come vengono attuati questi modelli di accoglienza, soprattutto per quanto riguarda i richiedenti asilo e i minori stranieri non accompagnati. Negli Stati Uniti in particolare modo c’è un grande dibattito politico attorno ai minori stranieri non accompagnati. Noi siamo alla ricerca di best practice”.
Nei giorni scorsi le studentesse e i loro professori hanno potuto visitare alcune strutture di accoglienza gestite dall’Associazione Diakonia di Caritas Bergamasca e Cooperativa Ruah tra cui Casa Amadei, il Condominio Solidale Mater, il Cas del Gleno e la Scuola di italiano Ruah al Patronato San Vincenzo. Nell’incontro tenutosi oggi nella sala consigliare con il Sindaco Giorgio Gori, l’assessore Maria Carolina Marchesi e Cristina Offredi presidente del Solco Città Aperta, è stata illustrata la pratica dell’accoglienza in termine amministrativi a livello comunale. Proseguendo con la loro permanenza, le studentesse potranno osservare anche la Caritas e il Centro Etnoclinico Fo.R.Me della Cooperativa Ruah.
Il programma d’eccellenza ha dato la possibilità alle studentesse di poter toccare con mano la realtà migratoria e di poter entrare in contatto con chi vive quotidianamente questo status. “È stata un’esperienza molto interessante – riferisce Yanina Villagomez, 19 anni, studentessa di Scienze politiche – sono rimasta colpita positivamente su come Bergamo sia all’avanguardia per quanto riguarda l’accoglienza dei migranti, soprattutto i minori stranieri non accompagnati, visto che al momento negli Usa questo è un grande problema e crea diverse difficoltà”. “Non mi aspettavo che il problema migratorio fosse centrale anche nel dibattito politico italiano – commenta invece Ramya Jaishankar, 21 anni, studentessa di Scienze delle Comunicazione -. Sono stata molto colpita dalla gentilezza e dall’ospitalità della Cooperativa Ruah: il modo in cui ci ha accolti mi fa credere che siano anche molto bravi e competenti nell’accogliere le altre persone. La diversità maggiore che ho notato rispetto al nostro sistema di accoglienza, è l’assenza dei rimpatri forzati: negli Usa il rimpatrio forzato di migranti illegali è infatti una pratica molto comune”.
Un confronto tra due nazioni da cui scaturisce come fare accoglienza non sia semplice, ma fondamentale.