Papa Francesco a Bari. Medio Oriente e pace. Intervista a Paolo Rodari, vaticanista di Repubblica

Papa Francesco si reca a Bari il 7 luglio per una giornata di riflessione e di preghiera sulla situazione drammatica del Medio Oriente. Bergoglio pregherà con i Patriarchi delle Chiese cristiane d’Oriente in una giornata storica all’insegna del dialogo tra religioni, che avrà luogo in una città simbolica. Il capoluogo delle Puglie è un ponte tra Oriente e Occidente, grazie anche alla presenza del corpo di San Nicola, venerato sia dalle Chiese di Occidente sia da quelle di Oriente.

Paolo Rodari, giornalista, scrittore e vaticanista di “Repubblica” spiega il significato profondo di questo summit ecumenico a sostegno della pace in Medio Oriente.

Sarà la Basilica di San Nicola a Bari il nuovo epicentro della preghiera del Papa per la pace in Medio Oriente?

«Sì. La Basilica sarà il luogo affinché ciò che San Giovanni Paolo II chiese nel 1984 possa realizzarsi. Wojtyła chiese alla Puglia di diventare il luogo del dialogo ecumenico, dove le Chiese cristiane tentano di recuperare quel drammatico scisma d’Oriente che separò i cattolici dagli ortodossi. Credo che questo processo possa il 7 luglio avere una sua nuova e importante tappa».

Il santo che maggiormente unisce cattolici e ortodossi, è certamente san Nicola di Bari. Ce ne vuole brevemente parlare?

«Èil Santo più venerato nell’Ortodossia, e specialmente nel mondo slavo. Sapeva unire a una grande fermezza nella fede una altrettanto decisa propensione al dialogo. Più in generale credo che la sua figura sia decisiva nei rapporti fra cristiani anche perché nessun santo è così universalmente noto e amato come San Nicola. Altri santi godono di un culto superiore al suo in determinati luoghi. Nicola invece riesce ad attraversare, come nessun altro, il mondo cattolico, ortodosso e protestante. Per questo è decisivo nell’ecumenismo».

Il secondo incontro di Papa Francesco con il Patriarca ortodosso russo Kirill non ci sarà, perché quest’ultimo ha deciso di non partecipare. Quali sono le riserve della guida ortodossa?

«Credo che sulla decisione di Kirill di non essere presente abbia giocato anzitutto il luogo dell’incontro: è considerato non neutrale a differenza di Cuba. E inoltre la presenza nel capoluogo pugliese del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, con il quale i rapporti non sono ancora del tutto pacificati».

L’ecumenismo sembra essere diventato una missione per il Papa venuto dalla fine del mondo. Che cosa ne pensa?

«Francesco segue un percorso già aperto dai sui predecessori. Egli sa di essere vescovo di Roma e come tale è consapevole che nel suo Dna c’è la ricerca dell’unità con le altre comunità cristiane. Anche a Buenos Aires si spendeva per questo. E a Roma Bergoglio continua in questo suo delicato lavoro».