Bambina rom ferita da un colpo d’arma da fuoco. Partito per caso, si spera

È un italiano di 59 anni, ex impiegato del Senato, l’uomo che ha ammesso di aver sparato con un’arma da softair a Cirasela, la bambina rom di un anno su via Palmiro Togliatti il 17 luglio scorso intorno alle 14.
I militari lo hanno individuato e poi durante l’interrogatorio, alla presenza del suo avvocato, ha ammesso di aver esploso un colpo, partito a suo dire “accidentalmente”. In casa, i Carabinieri hanno trovato e sequestrato una pistola e un fucile ad aria compressa.

Così la notizia come è apparsa in internet. Speriamo davvero che la versione fornita dal pensionato sia vera. È partito un colpo, per caso. Ma dovrà dimostrare che lui, appassionato di armi di quel tipo, si è lasciato partire un colpo solo per sbaglio. La bambina è rom, come la mamma che la portava in braccio. E nascono i sospetti o, meglio, le paure: la paura che il colpo non sia partito per caso.
Le paure sono giustificate da molta opinione corrente sui rom. Potrebbe essere successo, infatti, che, a furia di darla addosso ai rom, a furia di indicarli come un pericolo pubblico, potrebbe essere successo che il solito “anello debole”, invece di dire le solite cose, si è deciso a trarre le conseguenze pratiche e ha sparato. Nel nostro paese perfino i ministri, invece di usare la saggezza per stemperare le paure, le rinfocolano con la loro autorità. Certo, Salvini non ha detto di sparare ai rom. Ma Salvini, che è un politico e ha delle responsabilità, dovrebbe sapere che, a furia di dire e di dire, c’è il rischio che qualcuno dei sessanta milioni di italiani possa incominciare a fare.
Questo a prescindere da come andrà a finire l’inchiesta. La responsabilità del ministro resta anche se il pensionato romano sarà trovato innocente.