Gli idoli promettono vita, ma in realtà la tolgono. Liberiamocene

“Gli idoli chiedono sangue. Promettono vita, ma in realtà la tolgono”. Nella prima udienza dopo la pausa di luglio, pronunciata in Aula Paolo VI davanti a 7mila persone, Papa Francesco ha tracciato una vera e propria fenomenologia dell’idolatria, mettendo in guardia dal “supermarket” degli idoli in tutte le loro forme: oggetti, immagini, idee, ruoli. Dal farsi leggere le carte al carrierismo, dallo smartphone come passaporto per la felicità all’idolo dei soldi che porta gli imprenditori a rovinare famiglie sull’altare del profitto, dal truccarsi come dee fino alla droga che miete vite tra i giovani. L’elenco è lungo e dettagliato. L’antidoto alla “liquidità degli idoli”, per Francesco, può essere solo “la concretezza del Dio vero”, giorno dopo giorno, senza false illusioni sul futuro.

“Tutto può essere usato come idolo”, perché l’idolatria è “una tendenza umana, che non risparmia né credenti né atei”, esordisce il Papa: “Noi cristiani possiamo chiederci: qual è veramente il mio Dio? È l’Amore Uno e Trino oppure è la mia immagine, il mio successo personale, magari all’interno della Chiesa?”. “Si può crescere in una famiglia nominalmente cristiana ma centrata, in realtà, su punti di riferimento estranei al Vangelo”, il monito: “Il mondo offre il supermarket degli idoli, che possono essere oggetti, immagini, idee, ruoli”. “Quanti di voi siete andati a farvi leggere le carte per vedere il futuro?”, l’interrogativo a braccio sulla scorta della sua esperienza a Buenos Aires.

Anche la pubblicità è un idolo. Oggi domina l’ossessione di possedere un oggetto – come uno smartphone – come “via meravigliosa per la felicità”.

“Gli idoli chiedono sangue”. Ieri si facevano sacrifici umani, oggi “per la carriera si sacrificano i figli, trascurandoli o semplicemente non generandoli”. Anche la bellezza, per Francesco, “chiede sacrifici umani”: “Quante ore davanti allo specchio!”, esclama a braccio: “Certe persone, certe donne quanto spendono per truccarsi! Anche questa è un’idolatria. Non è cattivo truccarsi, ma in modo normale, non per diventare una dea”. “La fama chiede l’immolazione di sé stessi, della propria innocenza e autenticità”, l’altra denuncia : “Il denaro ruba la vita e il piacere porta alla solitudine. Le strutture economiche sacrificano vite umane per utili maggiori”.

“Pensiamo a tanta gente senza lavoro perché gli imprenditori di quell’impresa, di quella ditta, hanno deciso di congedare gente per guadagnare più soldi”, tuona il Papa a braccio: “E si rovinano vite, si distruggono famiglie e si abbandonano giovani in mano a modelli distruttivi, pur di aumentare il profitto”. Anche la droga è un idolo: “Quanti giovani rovinano la salute, persino la vita, adorando quest’idolo della droga!”.

Gli idoli schiavizzano. Promettono felicità ma non la danno; e ci si ritrova a vivere per quella cosa o per quella visione, presi in un vortice auto-distruttivo, in attesa di un risultato che non arriva mai”.

È la fenomenologia dell’idolatria: “Gli idoli promettono vita, ma in realtà la tolgono”.

“Gli idoli proiettano ipotesi future e fanno disprezzare il presente”, mentre “il Dio vero insegna a vivere nella realtà di ogni giorno, concreto”, puntualizza Francesco. “Non con illusioni sul futuro: oggi, domani e dopodomani camminando verso il futuro. La concretezza del Dio vero contro la liquidità degli idoli”. “Io vi invito a pensare oggi”, l’invito finale sempre fuori testo ai 7mila presenti in Aula Paolo VI: “Quanti idoli ho, o qual è il mio idolo preferito?”. Perché l’amore è incompatibile con l’idolatria: “Per andare dietro a un idolo possiamo persino rinnegare padre, madre, figli, moglie, sposo, famiglia… Portate questo nel cuore: gli idoli ci rubano l’amore, gli idoli ci rendono ciechi all’amore. Per amare davvero bisogna essere liberi dagli idoli… Qual è il mio idolo? Toglilo, e buttalo dalla finestra”.

M.Michela Nicolais