Una monaca chiusa in un monastero per tutta la vita. Una scelta che molti faticano a capire

Abbiamo fatto un incontro con una comunità monastica un po’ simile alla vostra. Tutti contenti delle esperienze. Ma nel confronto nel gruppo dopo è venuta fuori l’obiezione solita. “Non capisco una vita passata tutta in convento tra preghiera e lavoro per poter semplicemente vivere. Non poteva quella suora fare una scelta più produttiva per la chiesa e per la società?” Immagino che questa obiezione vi sia stata fatta molte volte e forse anche in questo settimanale. Ma penso sia utile riprendere il tema. Giulio

Caro Giulio, la domanda che poni mi è familiare. Sovente, singoli e gruppi, ce la rivolgono. La nostra vita, a molti, appare “sprecata” e, per certi aspetti, lo è: inutile, non produttiva, non rilevante per il mondo. Non facciamo nulla di particolare, poiché la nostra giornata è scandita tra preghiera, lavoro, vita fraterna e accoglienza. Nulla di più.

Una vita “sprecata” come l’unguento buttato via per Gesù

Ricorda quell’unguento prezioso che una donna sprecò sul corpo del Signore anziché venderlo per darne il ricavato ai poveri. Quanta necessità, oggi,  che  uomini e donne  si mettano a servizio dei poveri, dei malati, dei giovani, di tutte quelle categorie di emarginati e senza potere che popolano il nostro tempo! E noi qui a far nulla! Ma la fede è produttiva?  Serve, e a cosa? Si, perché alla nostra vocazione ci si può accostare solo nella fede,  stando sulla soglia, avvicinandoci al mistero di una chiamata che stupisce e sorprende anche noi. La possiamo comprendere solo nella logica della fede e di un amore, quello di Dio, che per grazia ci ha precedute, scelte, chiamate. Non c’è nessun merito, ma solo grazia, dono immeritato. Ogni vocazione è segno di questo amore di elezione che entra nella vita di qualcuno perché lo viva come strada condivisa per  rendere testimonianza a Lui. Tutti, in virtù del Battesimo, siamo figli, custodi del mistero di Dio che ci abita, resi  capaci di manifestarlo nella pluralità delle vocazioni. Come monache siamo chiamate, in fedeltà alla grazia battesimale, a essere segno e indicatrici di un cammino, di una ricerca, quella del volto di Dio, ricordando a tutta la Chiesa e al mondo il senso primo e ultimo di ciò che essa vive.

Un richiamo per tutti

La nostra vita è un richiamo per tutti  a scoprire i segni della presenza di Dio nella vita quotidiana, accogliendo le domande di senso che i fratelli ci pongono, continuando a cercare Dio con gli occhi della fede, in un mondo che spesso ne ignora la presenza, riproponendo la vita di Gesù come segno credibile e affidabile anche oggi. Siamo anche noi pellegrine, umili cercatrici del volto di Dio. Sperimentiamo la fatica del cammino, le insidie e le tentazioni che ne rallentano il passo, i vuoti del cuore che scavano un silenzio profondo e che reclamano di essere riempiti da quelle ricchezze fasulle che lo rendono sempre più arido e chiuso. La fraternità è un “laboratorio” di fede e di fratellanza,  nella quale diventiamo sempre più credenti e donne in pienezza, in quel cammino di unificazione che impegna tutta l’esistenza, portando nella preghiera e nel cuore che si fa ascolto, le pene e le sofferenze dei fratelli, che desiderano “rinascere” a vita nuova.  Camminiamo, a volte, sorrette solo dalla sua Parola fedele che ogni giorno scandisce le nostre giornate, dal suo corpo spezzato per noi e per tutti, che alimenta  e sostiene il nostro donarci e “ l’esserci” per tutta la Chiesa e l’umanità.

Solo per amore. La bellezza delle molte vocazioni

Ma tutto questo ha senso? Si, se è solo per amore, quello di Dio! E noi ne mostriamo un aspetto. La Chiesa, nella sua sapienza, esprime tutto il Cristo nella pluralità e bellezza delle vocazioni. Nessuna vocazione può esaurire il volto di Cristo: qualcuno lo  esprime nell’annuncio missionario, altri nella cura e nel servizio dei  poveri, altri ancora nella bellezza dell’alleanza con l’umanità attraverso l’amore umano, altri nel pregare solo con il Padre…Tutte insieme lo rivelano e tutte sono chiamate a una testimonianza radicale del suo amore. Questa chiamata a rendere visibile “l’Unico”ci renda solidali, uniti nell’unica passione d’amore, nell’essere segni e custodi del suo mistero per i nostri fratelli in umanità.