Piccole fiabe per grandi guerrieri: il lieto fine è possibile, anche contro la malattia

Il lieto fine è possibile, anche quando l’antagonista è la malattia. Matteo Losa, giornalista, scrittore e fotografo lo racconta in modo serio e allo stesso tempo leggero nelle sue “Piccole fiabe per grandi guerrieri” (Mondadori). “La vita non fa sconti – scrive -, e sognare è la qualità dei coraggiosi”. Le sue fiabe aiutano a diventarlo. Sono nove, e hanno una struttura classica. Ci sono il gigante bitorzoluto, che insegna ad essere lungimiranti, il contadino saggio, una guida preziosa per conquistare consapevolezza, lo scoglio di Petra per imparare a non arrendersi, Rosaspina per non lasciarsi vincere dalla solitudine.
Anche Matteo è ammalato: lotta contro il cancro da oltre dieci anni, ed è riuscito a pubblicare il suo libro grazie a un progetto di crowdfunding, cioè di raccolta fondi tra il pubblico (#Fiabecontroilcancro su fairitales.it) organizzato con Airc. Nelle sue pagine si trovano – tra le righe – tanti suggerimenti preziosi che danno una mano ad affrontare la malattia, imparando a comprenderla e a combatterla. E’ vero che il male ferisce il corpo, dice Matteo, ma lo spirito può essere più forte: il suo lo è stato al punto da spingerlo a scrivere questo libro e a trovare le risorse per pubblicarlo. La condivisione è un formidabile strumento di lotta contro la malattia. La fragilità può diventare un punto di forza da cui prendere slancio per costruire una vita diversa. Non c’è un esplicito riferimento al cancro nelle fiabe di Matteo, così non c’è nel titolo: in ogni pagina c’è l’invito, rivolto in primis ai lettori più giovani, ad essere nella vita piccoli guerrieri, capaci di affrontare qualunque ostacolo. E gli strumenti giusti per risollevarsi dalle cadute sono le emozioni, l’energia che sanno liberare la sorpresa, la paura, il disprezzo, la rabbia, il disgusto, la gioia, la tristezza. Matteo Losa disegna un percorso adatto a tutti, ai bambini come agli adulti. Si rivolge non soltanto ai malati ma anche a tutte le persone che hanno intorno. Si sente che ogni racconto è pieno di un’esperienza realmente vissuta: non c’è retorica ma empatia. La realtà, Matteo non lo nasconde, è davvero dura, ma c’è sempre la possibilità di sperare e condividere con altri la propria storia e il proprio dolore aiuta a farlo.