La vita di tutti i giorni e le occasioni per raccontare la nostra fede

Sono stato recentemente in ospedale per un intervento. Sono catechista e, in un modo o nell’altro, ho parlato della mia esperienza con i diversi compagni di stanza. Ho trovato gente molto interessata. Mi sono fatto la convinzione che le attese che vengono da noi credenti sono più di quello che noi pensiamo. Forse perché sono “cascato bene” con le persone che ho incontrato. Tu cosa ne pensi?. Riccardo

Penso sia necessario, caro Riccardo, che un discepolo di Gesù viva costantemente in ascolto della realtà nella quale vive per intercettare le profonde, e a volte mascherate, domande di senso che abitano il cuore di tanti fratelli, così da non lasciarsi sfuggire preziose occasioni per annunciare il Vangelo e rendere ragione della propria fede.

La vita con le sue possibilità di incontro e di racconto

La vita quotidiana, nei suoi diversi ambiti e nelle molteplici circostanze, si rivela il luogo più adatto per entrare in dialogo con l’uomo del nostro tempo e raccontare la nostra fede.
Spesso, però, abbiamo paura del confronto con altri fratelli oppure pensiamo di non avere niente da dire, né da dare, o peggio, abbiamo l’ardire di credere che quanti incrociamo sulle strade della nostra vita siano poco o per nulla interessati alla nostra esperienza di fede.
Il fatto descritto sopra dimostra esattamente il contrario: per fortuna o per grazia, infatti, succede, ad esempio, che un ricovero in ospedale ci ponga in stretto contatto con tante persone e lì, gomito a gomito, i discorsi si fanno seri. A questo punto le difese crollano come castelli di sabbia e ciò che siamo e che custodiamo nel cuore emerge con naturalezza, diventando ricchezza per tutti: tra “il più e il meno” quotidiano ecco emergere una confidenza, un interrogativo, un dubbio… e la condivisione della vita è spontanea.

L’uomo, eterno “ricercatore”

Ci accorgiamo, allora, che il cuore dell’uomo di ogni tempo è assetato di verità, di amore, di felicità, in altre parole, di Dio. Non lo manifesta apertamente, ma lo lascia intravvedere.
A questo punto non ci resta che trasmettere, in semplicità e gioia, il tesoro che abbiamo nel cuore e che continua a riempire l’intera nostra esistenza. E non potremo far altro che benedire il Signore che, nella nostra povertà e incoerenza, ci ha reso strumenti attraverso cui Egli continua a far giungere l’annuncio del suo amore.
Siamo fatti per il Signore, diceva il grande vescovo di Ippona sant’Agostino, e il nostro cuore non trova pace finché non riposa in Lui.
Beato, allora, quel discepolo che nella semplicità e nella naturalezza della sua esistenza sarà in grado di risvegliare nei propri compagni di viaggio, il grande desiderio di Dio.
La grazia sarà grande per entrambi!