Don Sergio, il mio primo curato

Don Sergio Scotti (1963-2018)

In questi giorni il nome Sergio si sta affacciando spesso nei miei pensieri e nelle mie preghiere.

Don Sergio Colombo

La scorsa settimana ricorreva il quinto anniversario della morte di un grande prete della diocesi di Bergamo, don Sergio Colombo, che conoscevo bene: lui, a Redona, mi aveva preparato alla Prima Comunione, amministrandomi il sacramento, e alla Cresima. Nonostante io sia nativo della parrocchia di Santa Caterina, frequentando la scuola elementare a Redona i miei genitori avevano preferito farmi vivere là il cammino della catechesi, anche se per la Messa solitamente partecipavo alle celebrazioni in Santa Caterina, dove ero chierichetto.  In tanti hanno ricordato questa splendida figura, che non è esagerato definire un gigante della nostra Chiesa: se il Concilio Vaticano II ha trovato a Bergamo un’applicazione seria e pensata con rigore e profondità spirituale, molti dei meriti vanno attribuiti al ministero di don Sergio Colombo.

Don Sergio Scotti

Ma c’è anche un altro “don Sergio” che porto nel cuore in questi giorni. Il 20 ottobre ricorrerà il trigesimo, ossia il mese dalla morte di don Sergio Scotti, parroco di Ponteranica e mio primo curato in Santa Caterina. È mancato nel pieno del suo ministero il caro don Sergio, a soli 55 anni, mentre partecipava presso l’oratorio a una riunione per l’unità pastorale, realtà alla quale si stava dedicando con passione.

Ho tanti cari ricordi di don Sergio. Il primo risale alla scuola materna. Non ero uno dei bambini che stavano particolarmente tranquillo a Messa, tanto che mio papà spesso mi portava alla Messa dei frati al cimitero monumentale, così che lui riusciva a seguire la celebrazione mentre io giocavo con i sassolini del sagrato. Poi però, all’ultimo anno di asilo, iniziai ad andare a Messa con la famiglia in Santa Caterina. Il giovane curato mi suscitò immediata simpatia. Ed iniziò il rito. Ogni lunedì pomeriggio, con mia zia, uscito dalla scuola materna di Redona, era d’obbligo andare in Santa Caterina per “vedere il don Sergio che fa Messa e sentire cosa dice il don Sergio”. Dopo qualche volta, lo ricordo ancora perfettamente, mia zia mi portò fuori dalla sacrestia, appena dopo la celebrazione. Arrivò don Sergio, col suo solito sorriso, che conosceva mia zia, ancora oggi farmacista nel borgo, e disse: “Oh, finalmente ti conosco, come ti chiami?”.

Continuare il loro servizio alla Chiesa

Fu l’inizio della nostra conoscenza. Tutti i lunedì, dopo la Messa, andavamo in oratorio e don Sergio mi regalava la caramella al limone, quella durissima con il limone disegnato sulla carta che la ricopre. Un giorno, giunse la proposta: “Alberto, vieni sempre a Messa e inizi la prima elementare. Vieni con me sull’altare? Puoi fare il chierichetto. Facciamo così: dopo l’ingresso del nuovo parroco don Andrea (Paiocchi) puoi iniziare se vuoi!”. Da quell’altare non sono più sceso e questo è merito anche di don Sergio. Mi manca, don Sergio. Mi chiedo cosa posso, cosa possiamo fare per ricordarlo. Mi rispondo così: facendo quello che si fa per ricordare tutti i sacerdoti che sono in Paradiso, ossia continuando con amore la loro opera a servizio della Chiesa e dei fratelli.