Tanti santi. Pochi laici. Il fascino di una santità “feriale”

Domenica scorsa sono stati proclamati santi Paolo VI, mons. Romero, il “nostro” don Spinelli… Tutte figure variamente importanti per la Chiesa. Ma continuano a scarseggiare santi laici, donne e uomini “normali”, con famiglia e lavoro. Come mai? La Chiesa, forse, non riesce ad accorgersi di questi “santità anonima”?. Giuliana
 

Cara Giuliana, non mi pare che scarseggino le figure di laici santi, innalzati agli onori degli altari come esempi di vita evangelica, donne e uomini “normali”, con famiglia e lavoro, una vita che non ha nulla di “eccezionale”. Ti cito solo alcuni nomi che forse conoscerai: Carlo Acuti, coniugi Beltrami, Chiara Luce Badano, Chiara Corbella, Gianna Beretta Molla, Pier Giorgio Frassati … Sono alcuni tra i tanti.

La santità della porta accanto

Mi pare che dal Concilio in poi, ci sia una maggiore sensibilità volta alla valorizzazione della figura dei laici cristiani nella Chiesa e all’urgenza di una loro presenza significativa e propositiva. La recente esortazione apostolica di papa Francesco , Gaudete et exultate, inoltre, è un invito alla “santità feriale”, alla “santità della porta accanto”, che dà dignità ai gesti quotidiani, ai piccoli particolari dell’amore, e riconosce che la vocazione alla santità è per tutti i battezzati. Siamo stati tutti chiamati a una vocazione santa! Questa comune vocazione ci chiama a essere testimoni della fede, capaci di tradurre con la vita la Parola, senza tiepidezza, senza calcoli, con l’ardore di rischiare e di lasciare. Il problema non è dunque quello di un riconoscimento ecclesiale, pur valido e necessario come esemplarità da imitare, ma di una significatività dell’esperienza cristiana, di un linguaggio della fede che si incarni nel quotidiano e dia sapore alla vita di ogni giorno. Abbiamo bisogno di cristiani che ci credano! Abbiamo bisogno urgente, di profeti che ci mostrino la potenza del Vangelo che si fa segno di contraddizione per la mentalità del mondo. È un cammino esigente, ma umanizzante, che rende la vita più bella e viva attraverso quei piccoli o grandi gesti di prossimità e cura, di piccole vie o di grandi missioni. Ciò che importa è che ognuno riconosca  la propria via. “Tutti i fedeli di ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a una santità la cui perfezione è quella stessa del Padre celeste”.

Santi a modo nostro

Non è il caso di scoraggiarsi quando contempliamo modelli di santità che appaiono irraggiungibili. Ci sono testimonianze che sono utili a stimolarci e a motivarci: non dobbiamo copiarle perché questo potrebbe perfino allontanarci dalla via unica che il Signore ha pensato per noi. Quello che conta è che ogni credente discerna la propria strada e faccia emergere il meglio di sé, quanto il Signore ha posto in lui.  Questo deve stimolare a dare il meglio di ciò che è per crescere in quel progetto unico e irripetibile che solo ciascuno può realizzare. Il Signore sa che non siamo perfetti, che siamo segnati dal peccato, dalla fragilità, dall’incoerenza, ma ci dona tutti quei mezzi  (la preghiera, i sacramenti, la Parola, la comunità cristiana …) che ci rafforzano nel nostro cammino, ci permettono di accogliere la sua grazia e di fargli spazio perché agisca in noi e porti a pienezza la nostra vocazione cristiana. Egli pone nei nostri cuori un desiderio di infinito, di bellezza e di bontà che vuole essere portato a pienezza e rigenerarci a vita nuova. La sua presenza in noi è quell’azione misteriosa e silenziosa che ci trasforma in nuove creature, fatte a sua immagine.

Certo, questa prospettiva a volte ci inquieta perché fa sorgere la domanda: dove mi porterà il Signore se lo seguo veramente? Allora l’invito è a non aver paura della santità. Non toglie forze, vita e gioia. Tutto il contrario perché arriveremo ad essere quello che il Padre ha pensato quando ci ha creati e ad essere fedeli alla nostra verità più profonda. Dipendere da Lui ci libera dalle nostre schiavitù e ci porta a riconoscere la nostra dignità. “Non aver paura di puntare in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio. Non aver paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. La santità non rende meno umani, perché è l’incontro della nostra debolezza con la forza della grazia. In fondo, non c’è che una tristezza, quella di non essere santi”.