Messa della gioia: musica e canti a Longuelo per dire grazie. Il cammino dei giovani continua

Un modo per dire grazie per le parole che ancora risuonano nella mente dei pellegrini e per le persone che hanno accompagnato i passi dei giovani della diocesi di Bergamo da Ortona a Roma. La messa della gioia è stata espressione anche di questo. Nella chiesa parrocchiale di Longuelo si sono radunati molti dei ragazzi che quest’estate hanno partecipato al pellegrinaggio in occasione del Sinodo dei Giovani voluto da papa Francesco, le cui parole sono state d’esempio per i giovani del Circo Massimo.
La fede senza la gioia non può essere vera fede e coloro che hanno dato vita a questa speciale messa lo sanno bene. Valerio Baggio, Valerio Ciprì e don Massimo Maffioletti hanno collaborato per creare uno “spartito” della celebrazione eucaristica in cui la gioia fosse la protagonista a partire dai canti che coinvolgono l’assemblea dall’inizio alla fine senza trascurare gesti semplici e autentici propri della liturgia come ha ricordato il vescovo Francesco Beschi.
“Il pellegrinaggio da Ortona a Roma è stato davvero un bel cammino e non vogliamo dimenticarlo – ha detto il vescovo durante l’omelia –. Vi ringrazio perché non avrei mai potuto compierlo senza di voi. Tra i ricordi più belli porto nel cuore il nostro incontro con papa Francesco. Il silenzio con cui ascoltavate le sue parole non era quello di chi dorme, era il silenzio di chi porge l’orecchio per ascoltare parole buone da chi può donarle”. Nonostante il pellegrinaggio si sia concluso, il cammino della vita continua e nella quotidianità il Signore chiede a ciascuno di mettersi in gioco come sottolinea il vangelo. “Il Signore ci dice che servire è più bello che regnare. –prosegue il vescovo – Ciò non appartiene all’istinto umano. Se sono costretto a servire mi rattristo perché non voglio essere schiavo. Gesù ha dato la sua vita per riscattare la nostra, Dio si è sacrificato per la nostra libertà quindi non ci vuole come schiavi. Alcuni si allontanano dalla fede perché la vedono come una mancanza di libertà. Non sarò il padrone del mondo – dicono -, ma della mia vita sì e ne faccio ciò che voglio. Dio, però, si sacrifica compiendo un gesto inusuale per noi, dona la vita per gli altri riscattando la nostra libertà”.
Un Dio che si mette a servizio colpisce nel profondo l’umanità perché quando si decide di mettersi in questo atteggiamento ciò che si compie non è più nostra proprietà, ma tutti ne possono usufruire. “Nel mio servizio mi sento utile e me ne rendo conto solo quando mi sento di inutile. Servire significa donare ed è una delle infinite sfaccettature dell’amore. Posso servire donando il mio tempo, donando le mie competenze, donando aiuto e sostegno. Posso servire condividendo la fatica altrui. Posso servire il prossimo nella vita di tutti giorni e possiamo farlo con i valori che il pellegrinaggio ci ha insegnato. I nostri passi non si sono fermati a Roma, ma continuano nella quotidianità”.
Un cammino che prosegue anche nei ricordi dei pellegrini che al termine della messa hanno ricevuto il book fotografico con le foto più belle del pellegrinaggio consegnato dal vescovo Francesco che ha invitato tutti i giovani al prossimo pellegrinaggio in Terra Santa.