Conflitti, abusi e scandali. Il libro di Andrea Tornielli e Gianni Valente: “Vi racconto cosa sta succedendo nella Chiesa”

“Conflitti, guerre di potere, abusi e scandali. Cosa sta davvero succedendo nella Chiesa”, è il sottotitolo del saggio-inchiesta “Il giorno del giudizio” (Piemme Editore 2018, pp. 288, 17,90 euro) che Andrea Tornielli e Gianni Valente hanno scritto a quattro mani.

Tornielli,  vaticanista,  giornalista del quotidiano “La Stampa” e coordinatore del sito web “Vatican Insider”, e Valente, giornalista, collaboratore di “Vatican Insider” e della rivista italiana di geo-politica Limes, iniziano il loro incalzante racconto da un giorno cruciale, domenica 26 agosto 2018.

Papa Francesco si trova a Dublino, quello di Bergoglio è un viaggio-lampo in Irlanda per l’incontro delle famiglie. Una visita complicata, perché il Santo Padre ha intenzione di chiedere perdono per lo scandalo degli abusi su minori e seminaristi. È questa una delle pagine più nere della storia d’Irlanda e della Chiesa cattolica: l’abuso sessuale assai diffuso ai danni di bambini e adolescenti di entrambi i sessi, in scuole, orfanotrofi, riformatori e altri istituti gestiti da ordini religiosi cattolici irlandesi.

Ma alle 4.30 della mattina di quella domenica, al loro risveglio, i giornalisti al seguito del Santo Padre leggono sui loro smartphone una notizia deflagrante. Un documento-choc chiede le dimissioni di Papa Francesco.

Ne parliamo con gli autori del libro-inchiesta, “dedicato a tutti i sacerdoti che ogni giorno aprono le chiese e annunciano il Vangelo amministrando i sacramenti senza personali am­bizioni o sogni di carriera. E ai tanti preti della curia romana che svolgono il loro servizio con umiltà e senza protagonismi”, che mettono in evidenza con documenti esclusivi e testimonianze inedite, come ci sia un vero e proprio assalto al ministero petrino del Papa venuto dai confini del mondo, anzi un «attacco “demoniaco” che mira a dividere la Chiesa stessa, piagata dallo scandalo degli abusi di potere, di coscienza e sessuali perpetrati da sacerdoti e religiosi su minori e adulti vulnerabili». Vi proponiamo di seguito l’intervista a Tornielli. Nei prossimi giorni, sempre sul Santalessandro, troverete anche la seconda parte di questo approfondimento sul saggio-inchiesta con l’intervista a Gianni Valente.

Quali sono le maggiori accuse contenute nel dossier in­titolato “Testimonianza”, di undici pagine, firmato dall’ex nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò ed è un caso che “la bomba mediatica” sia stata fatta deflagrare proprio mentre il Papa si trovava in Irlanda, oppure dietro c’era un disegno preciso?

«Le principali accuse sono queste. Viganò accusa Papa Francesco, del quale chiede le dimissioni (non dimentichiamo che quell’atto di accusa finisce con la richiesta scritta in grassetto fatta al Papa di dimettersi, ed è una cosa clamorosa, non ha precedenti nella storia recente della Chiesa che un nunzio chieda al papa di dimettersi), di aver coperto le malefatte del cardinale Theodore McCarrick, arcivescovo di Washington fino al 2006. Inoltre Mons Viganò incolpa tutta una serie di persone, di collaboratori dei passati pontefici, di non aver fatto abbastanza per fermare McCarrick. La cosa assurda di questo dossier, che è fatto di date precise, perché Viganò è stato dentro queste vicende, è quella di scaricare tutta la colpa su Papa Francesco senza considerare che il papa che ha per quattro volte promosso McCarrick è stato Giovanni Paolo II e il papa che ha in qualche modo cercato di frenare McCarrick, (ha accolto le sue dimissioni nel 2006), cercando di contenere lo scandalo è stato Benedetto XVI, che durante il suo breve pontificato non ha mai deciso di sanzionare in maniera pesante McCarrick. L’ex cardinale non ascoltava l’indicazione di non viaggiare e di fare vita ritirata. Nessuna sanzione allora per McCarrick che, di fatto, disobbediva, tanto che l’ex cardinale non solo viaggiava in tutto il mondo ma veniva anche a Roma dove partecipava a incontri pubblici con Benedetto XVI, che gli aveva detto di starsene a casa. Francesco non ha modificato in alcun modo le indicazioni del predecessore ma è il papa che ha sanzionato in maniera durissima McCarrick, non solo costringendolo a vivere riservatamente ma togliendogli la porpora cardinalizia. Cosa che nella Chiesa non accadeva da 91 anni. Questo è avvenuto quando è emersa una denuncia fondata di abuso su minore, che fino a quel momento, cioè fino al settembre del 2017, non era mai stata presentata. Prima di allora si parlava di molestie sessuali nei confronti di seminaristi e sacerdoti ma sempre adulti. Quando Francesco viene eletto McCarrick è già in pensione da sette anni ed è ultraottantenne, e non partecipa al conclave. Quindi Francesco non ha nessuna responsabilità nei confronti di McCarrick, ma nel momento in cui è stata presentata al Pontefice una denuncia grave nei confronti dell’ex cardinale, Bergoglio ha preso decisioni durissime. Ci sono molte parti che sono vere nei passaggi che scrive Viganò, ma l’assurdità è la costruzione strumentale del dossier che arriva a chiedere le dimissioni dell’unico pontefice che ha sanzionato veramente McCarrick. No, non è casuale che “la bomba mediatica” sia stata fatta deflagrare proprio mentre il Papa si trovava in Irlanda, il dato di fatto incredibile è che questi che si dicono difensori della tradizione e della famiglia hanno fatto esplodere “la bomba” nel giorno e nelle stesse ore in cui il Papa celebrava l’eucarestia con le famiglie a Dublino».

Durante il viaggio di ritorno dall’Irlanda, intervistato dai giornalisti su questa spinosa questione il Pontefice risponde: “Credo che il comunicato parli da se stesso”. Per quale motivo davanti a tutto questo Papa Francesco non ha fornito risposte per tutelare la sua reputazione o l’immagine pub­blica della Chiesa? 

«Approfondendo il comunicato si capiva quanto strumentale fosse l’attacco di una lobby politico-mediatica, ben finanziata, che sta cercando di buttare giù Papa Francesco. Il Papa non ha risposto per un motivo molto semplice: Bergoglio non pensa di dover tutelare soltanto la sua persona, la sua onorabilità, ed è evidente che non risponde ai giornalisti senza prima aver promosso indagini e fatto riaprire dossier che risalgono a vent’anni fa. Per quanto riguarda il passato Bergoglio ha ordinato di fare un’inchiesta. Su McCarrick sono stati commessi degli errori di sottovalutazione, la soluzione non sta nel gettare colpe sui papi precedenti o su quelli che non ci sono più».

Papa Francesco governa la Curia vaticana con il rigore e il sorriso, guardando verso le periferie del mondo, scuotendo il tradizionalismo e orientando il cambiamento. È questo che spaventa tanto l’ala conservatrice della Chiesa? 

«Non saprei, se io guardo alla realtà del Papa mi sembra che non abbia cambiato niente nella dottrina, nella liturgia, il maestro di cerimonie è rimasto lo stesso. Credo che ci siano degli ambienti che non sopportano il suo messaggio sociale, cioè la richiesta di mettere in discussione il sistema economico finanziario nel quale viviamo, che è diventato, e questo è sotto gli occhi di tutti, assolutamente insostenibile. Siccome il Papa è un testimone credibile che dice cose che godono di credito su ambiente, povertà ed economia, è chiaro che ci sono dei poteri forti che si sentono minacciati da questo tipo di messaggio. Allora finanziano, sostengono coloro i quali al Papa fanno un’opposizione “dottrinale”, in nome di un tradizionalismo che non ha nulla a che vedere con la tradizione».

Gli abusi sessuali e la pe­dofilia del clero cattolico hanno disorientato e messo in crisi la fede di molti cattolici in tutto il Pianeta. Da questa confusione e smarrimento come se ne esce? 

«È chiaro che quando emergono queste tremende storie di abusi sessuali è una grande testimonianza anti evangelica. Bisognerà sempre dare aiuto e accoglienza nei confronti delle vittime, e anche fare giustizia come si sta cercando di fare. Tutti gli scandali emersi sono accaduti nel passato e la loro drastica diminuzione ci fa capire come le norme, le decisioni che sono state assunte dagli ultimi papi vanno nella direzione giusta. È chiaro che il cancro del peccato non si potrà mai estirpare dalla Chiesa, perché è fatta di uomini che hanno il peccato originale, la natura umana è peccatrice. Occorrerà fare degli screening migliori nei seminari ma altri episodi di abusi sessuali potranno ancora succedere, purtroppo. Il problema è che quando accadono ci sia un modo di agire che impedisca al presunto colpevole di commettere altri reati. Questo sta avvenendo oggi ma con difficoltà, perché le norme servono ma non bastano. Si possono avere le leggi migliori, e ora quelle esistenti su questo tema nella Chiesa, parlo delle leggi canoniche, sono quasi emergenziali, da tempo di guerra, e talvolta fanno venir meno pure il diritto alla difesa. È la mentalità che deve cambiare e per questo serve molto più tempo. È la mentalità di coloro che pensano che di fronte a questi episodi bisogna coprire, non dar scandalo. Invece di accogliere, sostenere, ascoltare e dare giustizia alle vittime, esse vengono considerate come nemiche della Chiesa. Con la loro testimonianza sia Benedetto XVII sia Francesco ci hanno mostrato che le vittime vanno accolte, ascoltate, guardate negli occhi e aiutate. Ratzinger e Bergoglio l’hanno fatto personalmente dando così un esempio che dovrebbe essere seguito da tutti coloro che nella Chiesa e nel clero cattolico hanno delle responsabilità».