Torre Boldone, restaurata la pala d’altare della chiesa dei Mortini alla Ronchella

Grande festa religiosa e culturale, nei giorni scorsi, nella parrocchia di Torre Boldone, a conclusione delle celebrazioni per il 3° centenario della benedizione della chiesa dei Mortini alla Ronchella. Una festa molto partecipata, scandita da tre momenti: la presentazione di un quaderno storico, il restauro della pala d’altare della chiesetta e lo scoprimento di una lapide commemorativa all’esterno dell’edificio sacro. I primi due momenti sono stati presentati in un incontro nel centro Santa Margherita. «La parrocchia allarga lo sguardo al territorio — ha detto il parroco monsignor Leone Lussana — anche facendo cultura grazie a secoli di storia di fede, arte e devozione delle sue chiese, soprattutto quella della Ronchella, a cui l’intera comunità è affezionata. Il restauro della tela è un regalo per tutti». Rosella Ferrari, storica locale, ha presentato il suo «Quaderno», l’8° della serie, sulla storia della chiesetta, che va inquadrata nei frangenti della tragica peste del 1630. Il paese di Torre Boldone vide soccombere oltre la metà dei 455 abitanti, compreso il parroco. Furono sepolti alla Ronchella, in una grande fossa. «Cessata l’epidemia — ha detto Ferrari — con decisione corale gli abitanti costruirono l’attuale chiesetta in suffragio dei morti di peste, per chiedere perdono delle sepolture frettolose, come era convinzione nella sensibilità religiosa dell’epoca, e anche per rammentare ai vivi l’ineluttabilità della morte e quindi la necessità di vivere secondo gli insegnamenti del Vangelo». Al suo interno furono collocate tre tele: la pala d’altare, restaurata, raffigurante la Madonna del suffragio delle anime purganti; la tela raffigurante i morti di peste che ringraziano gli abitanti per la chiesetta; la tela che raffigura il lazzaretto durante la peste. «Il parroco però — ha aggiunto Ferrari — si oppose alla costruzione della chiesetta, nel timore che rompesse l’unità del paese. Allora il vescovo incaricò il parroco di Ranica per la benedizione, avvenuta il 30 novembre 1718».

La restauratrice Roberta Grazioli ha quindi parlato del restauro della pala d’altare, di autore ignoto, databile a dopo il 1718, raffigurante la Madonna del suffragio delle anime purganti. «Era in condizioni molto degradate per l’umidità e per alcuni interventi infelici del precedente restauro, risalente al 1953. Il tema della tela era molto diffuso in quell’epoca, ma si differenzia totalmente con l’iconografia coeva usata per la Madonna, che è stata raffigurata non negli abiti consueti, ma come una monaca». Infine l’intervento di don Gino Cortesi, in passato curato del paese, che ha finanziato il restauro della tela e di altre due della stessa chiesetta, due anni fa. «È veramente stupenda la Madonna raffigurata nel quadro, totalmente assorta nella preghiera». Lo scoprimento della lapide commemorativa ha concluso le celebrazioni del 3° centenario, alla presenza anche del sindaco Claudio Sessa.