Meno compiti per le vacanze: ma il tempo libero, poi, viene davvero usato per stare in famiglia?

Non è stata delle più felici l’uscita recente del ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, sulla questione dei compiti a casa per gli studenti durante le vacanze di Natale. “Vorrei sensibilizzare il corpo docente e le scuole a un momento di riposo degli studenti e delle famiglie affinché vengano diminuiti i compiti durante le vacanze natalizie”, ha detto il titolare di Viale Trastevere, annunciando una apposita circolare. E ha poi anche avuto modo di spiegare, ad esempio su “La Stampa”, che le festività sono “un’occasione per consentire ai ragazzi di stare con i propri cari, con gli amici, di dedicarsi alla lettura o ai propri hobby, fare movimento, visitare mostre”. Nessuna imposizione alla scuole, comunque, solo “un auspicio”, nel rispetto del “mood” tutto particolare delle vacanze natalizie.
Inevitabili le polemiche dopo le dichiarazioni, come le onde mosse da un sasso in uno stagno dove peraltro le acque sono già molto agitate. Sulla vicenda compiti a casa, infatti, si discute da tempo, con schieramenti e paladini contrapposti, pronti a sostenere l’utilità e l’inutilità – a seconda della fazione – delle consegne affidate dai docenti agli studenti.
E in effetti si può discutere: vale la pena fare i compiti a casa? Sono utili? L’Ocse ha già segnalato come gli studenti italiani siano tra quelli che ne fanno di più e tra l’altro i risultati dei vari test internazionali non sembrano premiarli come meriterebbero. Tuttavia non manca chi ricorda il valore del lavoro in autonomia da parte dei ragazzi, l’opportunità di sviluppare competenze specifiche, la necessaria continuità con il tempo scolastico … Certo, non sono problemi che si risolvono con le circolari.
Ma la questione più spinosa, a proposito delle dichiarazione del Ministro, non è propriamente quella del valore dei compiti. Piuttosto l’immagine di sfondo, l’ipotetico “tempo di famiglia” che Bussetti vorrebbe tutelare invitando i professori ad essere clementi, a tutelare il “riposo” degli studenti e dei loro cari nel tempo natalizio, perché possa essere impegnato diversamente. Già, ma come? A parte il fatto che riesce difficile immaginarsi studenti normalmente oberati da un carico di compiti a casa sovradimensionato rispetto alle loro risorse – comunque le scuole e gli insegnanti si interroghino su questo – viene ancora più difficile pensare che, liberato dagli impegni scolastici, il tempo venga impiegato come suggerisce il ministro: dedicarsi alla lettura, visitare mostre… anche solo fare movimento. Certo, in alcuni casi succede, ma il dato principale è che il tempo “vuoto” dei ragazzi – in particolare gli adolescenti – si riempie oggi di videogiochi, di schermi digitali, di noia informatica. Una vera sciagura, per molti. Non di rado finisce per amplificare piccole e grandi solitudini.
Buona l’idea di valorizzare il tempo di “famiglia”, ma attenzione a non farne un’icona, troppo lontana dalla realtà. E a non dimenticare che, a fianco di situazioni “privilegiate”, ce ne sono altre, moltissime, con poche possibilità.
Ecco, a questo proposito, il richiamo un po’ “bucolico” – come ha scritto qualche commentatore – lanciato dal Ministro Bussetti, più che accendere la luce sulla questione dei compiti, faccia riflettere sulla realtà delle famiglie e della difficoltà di stare con i figli, di condividere esperienze significative. E’, questo, un “compito a casa” da assegnare a tutti, e da non dimenticare.