Anche dal monastero: buon Natale. Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo

Non so se questo Natale abbia qualche caratteristica che lo distingue da quelli che ci hanno preceduto. Ma, in fondo, ogni Natale è nuovo. Tu, dal tuo monastero che cosa ti auguri per il Natale del 2018? Erminia

Cara Erminia, ogni anno il Natale arriva a rinnovare la memoria dell’evento dell’Incarnazione del Signore.  È tempo atteso e  preparato dalla liturgia dell’avvento che, con sapienza, ci istruisce attraverso la conoscenza dell’opera della salvezza preparata da secoli,  per   accogliere, nella fede, la sua venuta.

San Francesco: “Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio”

In questo Natale risuona in me una frase di san Francesco d’Assisi che cita in  un suo scritto riferendosi all’Eucarestia, ma che diventa interpretativa anche della nascita di Gesù: “Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio”! Sì, il bambino di Betlemme che suscita tenerezza e affascina vicini e lontani, che ha a che fare con le nostalgie e le speranze più profonde che mai riusciremo a compiere definitivamente, irradia uno splendore e un calore che invadono i cuori. Questo bambino è Dio che si fa uomo! È sorprendente! Colui che è l’onnipotente, il creatore del cielo e della terra, sceglie di incontrarci dove noi siamo; per raggiungerci e rivelarsi a noi come amore  si fa uomo, uno di noi. Si,  l’Emmanuele è il Dio con noi! Questa è una realtà che riempie il cuore di gioia, ma  deve anche un po’ scuotere e interrogare.

Dio entra nel mondo per la porta di servizio

Il rischio è di fermarsi alle reazioni emotive del momento, ai sentimenti di bontà che svaniscono dopo la festa, ai luccichii delle luminarie che invogliano alla gioia.  Guardate l’umiltà di Dio! Facendosi uomo, Dio non entra nei palazzi dei potenti, ma sceglie la porta di servizio,  un paese di periferia,  nasce da una ragazza in una situazione di irregolarità, in estrema povertà e fragilità. Lui che potrebbe solo con un dito capovolgere le sorti del mondo, entra dal basso, rifiuta ogni forma di potere e di potenza, si consegna nelle mani di una madre e accoglie i tempi della crescita di ogni uomo.  La sua potenza è la sua vulnerabilità, la fragilità di un amore che si piega per raggiungere i figli che ama, si spoglia della sua condizione di Dio e si fa servo dell’uomo. Egli ci precede nell’amore, accetta di nascere fuori della città perché per lui non c’era posto in albergo, e si mette completamente nelle nostre mani.

Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi entra dentro. Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; dove gli uomini dicono “perduto”, lì egli dice “salvato”; dove gli uomini dicono “no”, lì egli dice “sì”.  Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente e incomparabile. Dove gli uomini dicono “spregevole”, lì Dio esclama “beato”. Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio, dove pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi, dove ci sentiamo lontani da Dio come mai nella vita, proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato prima. Lì egli vuole irrompere nella nostra vita, lì ci fa sentire il suo approssimarsi, affinché comprendiamo il miracolo del suo amore, della sua vicinanza e della sua grazia”.

L’ospite tenace nell’amore

Davanti a questo evento occorre sostare un po’ in silenzio, per lasciar  decantare i sentimenti di gioia e di festa e contemplare nella preghiera il mistero che ci viene incontro per  entrare nel desiderio di Dio, nella sua ostinata volontà di cercarci, incontrarci, salvarci.  Occorre mettersi in ginocchio e chiedere a Lui la grazia di fargli spazio, per accoglierlo come  ospite tenace nell’amore. Come per la Vergine Maria, Dio attende il nostro “si”, perché possa entrare in noi e compiere le sue meraviglie. Lui può tutto, ma senza il nostro assenso, non può nulla.  Guardate l’umiltà di Dio! Questo è il nostro Dio. Accoglierlo veramente è il dono da chiedere in questo natale per rinascere alla vera vita che lui ci vuole donare.