Terremoto a Catania, crolli e feriti. La chiesa di Sicilia si mobilita

“La solidarietà e la vicinanza concreta sono il primo aiuto: affrontiamo quanto succede con spirito di comunità, come una famiglia. In questi giorni di Natale, poi, ci pare di rivivere i disagi di Maria e Giuseppe, fuori di casa, alla ricerca di un alloggio, ed è proprio per questo che sentiamo tutti la vicinanza forte della Santa Famiglia e la preghiamo per avere protezione e forza”. Mons. Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania, è stato personalmente a Fleri e Pisano, frazioni di Zafferana Etnea, tra le zone colpite con maggiore forza dal sisma che ha coinvolto i paesi alle pendici dell’Etna, a 450 metri circa sull’antica Strada Regia che congiunge la zona costiera di Giarre e Riposto ai paesi etnei di Trecastagni e Viagrande. Già al mattino, il vescovo ha incontrato la gente per le strade e i sacerdoti del luogo, ed ha voluto vedere personalmente le condizioni delle chiese delle frazioni colpite.

“Non è possibile ancora avere un quadro chiaro della situazione perché la Protezione Civile e i Vigili del Fuoco sono tuttora a lavoro sul posto. I danni maggiori sono alle abitazioni e di certo alcune delle chiese resteranno chiuse fino a che non sarà possibile un intervento strutturale: sono danneggiate e inagibili – racconta al Sir mons. Gristina – e sarebbe pericoloso entrare e questo, nel tempo di Natale che stiamo vivendo, colpisce particolarmente non solo la chiesa, ma la comunità tutta. Le chiese non possono essere utilizzate per l’accoglienza, ma neanche possono rispondere alla loro vocazione di luoghi di culto. E la gente – dice l’arcivescovo – ha bisogno di pregare in questo delicato momento”. La Caritas diocesana, intanto, si è attivata.

“Stiamo cercando di conoscere i reali bisogni per rispondere alle esigenze di chi è stato colpito dal sisma e faremo quanto ci è possibile per assicurare la serenità della nostra gente”.

Anche il vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti, si è recato di persona nelle zone colpite dal sisma che ricadono nel territorio della diocesi da lui guidata. “La gente ha trascorso in strada anche la giornata, infreddolita e spaventata: non tutti sono riusciti a rientrare in casa e sono evidentemente angosciati”. Mentre l’Etna continua a farsi sentire e in cielo rimane evidente il fumo che fuoriesce dai crateri, c’è preoccupazione per le condizioni delle abitazioni e per la possibilità di nuove scosse. Il terremoto di magnitudo 4.8 ha provocato danni a case, edifici e chiese nelle frazioni di Acireale, ad Aci Bonaccorsi, Aci Sant’Antonio e Santa Venerina. In tutti questi luoghi i parroci hanno trascorso la notte del terremoto in strada, come il resto della popolazione. A tutti hanno portato una parola di conforto.

“Eravamo spaventati quanto loro, infreddoliti, costretti a rimanere fuori da casa, ora per i danni alle strutture e per il rischio di nuove scosse, ora per la paura e lo sconforto”.

Così dice don Mirco Barillari, parroco nella chiesa della Madonna del Carmelo, a Pennisi, frazione di Acireale, che ringrazia Dio dopo essere uscito indenne dal crollo che ha interessato la canonica nella quale vive. “Il campanile è crollato sulla casa – racconta al Sir – arrivando fino al muro al quale era appoggiato il mio letto e lesionandolo: il resto della canonica non c’è più”. Il parroco dormirà nella casa del clero: “Non è detto che sia sicura, ma almeno non sarò lontano dalla mia comunità. Siamo uniti nel disastro: la gente, infatti, ci chiede di restare con loro e, per poter pregare insieme, attrezzeremo un saloncino in oratorio. Occorre combattere lo sconforto in questo momento di particolare emotività”.

I danni nella zona acese sono stati “a macchia di leopardo: la scossa è stata come un colpo di frusta, ma il ricordo del terremoto del 2002 è vivo nei ricordi di tutti”. Anche a Santa Venerina si sono registrati danni e paura: le immagini dei crolli della chiesa di Santa Venera e del Sacro Cuore di Gesù sono state quelle con le quali i mezzi di comunicazione hanno dato all’Italia la notizia del terremoto. “Le difficoltà ci sono, ma c’è soprattutto tanta paura”, dice don Giovanni Marino, parroco a Santa Venerina. I dati ufficiali fanno sapere che nelle zone più colpite si sono registrate oltre 600 chiamate per richiedere un sopralluogo dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile prima di rientrare in casa, mentre una prima stima di chi resterà fuori anche questa notte parla di oltre mille perone. Per loro stanno arrivando brande della Croce Rossa e si sta chiedendo ospitalità negli alberghi.

“Siamo in costante contatto con gli altri parroci – dice don Marino – per far fronte comune dinanzi ai bisogni della nostra gente. Vicinanza e consolazione sono le nostre priorità in questo momento in cui la gente è emotivamente provata”.