Epifania. Il senso della festa. La fantasia per vedere la stella e il coraggio per seguirla

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme (vedi Vangelo di Matteo 2, 1-12)

Il racconto e i suoi significati

Epifania. Il nome significa “manifestazione”. Il Bambino di Betlemme “si manifesta” a degli stranieri che vengono a fargli visita, i magi. È un tratto tipico del Natale, il suo carattere “esuberante”: appena il Bambino è nato, gli angeli cantano sopra la grotta e ai pastori si annuncia la buona notizia della nascita di Betlemme. Con i magi è come se il cerchio della bella notizia si ampliasse: non solo i vicini ma anche i lontani sono toccati da quella nascita e da quel Bambino.

I magi. Un po’ astronomi, un po’ astrologi: nell’antichità le due competenze si sovrapponevano. Non si dice quanti sono. La tradizione parla di tre magi: il numero tre viene ipotizzato in base ai tre doni che i magi offrono al Bambino. Ma altre tradizioni parlano di molti magi. Alcune grandi opere pittoriche descrivono un vero e proprio stuolo di magi che arrivano alla grotta. Ancora più tardiva la tradizione che attribuisce ai tre il titolo di re e i nomi Gaspare, Melchiorre e Baldassare. Vengono da oriente, dice il testo. Da oriente viene il sole e da oriente viene tutto ciò che “nasce”, che “sorge”, che è nuovo.

Erode. È il re che governa su tutto il paese (alla sua morte verrà smembrato fra i suoi figli) sotto l’alta sovranità romana. Erode è in realtà un usurpatore: pretende di regnare sulla Giudea pur non essendo il discendente di Davide: non era ebreo ma idumeo. Negli anni 6-7, il periodo in cui si colloca l’incontro con i magi (Gesù non nasce nell’anno zero: Dionigi il Piccolo che, nel VI secolo, ha ideato il nuovo modo di designare gli anni, ha sbagliato i suoi calcoli), il regno di Erode sta attraversando il periodo peggiore. Il re, ormai vecchio, è sospettoso e violento. In quegli anni fa uccideretre cognati, tre figli e una delle sue mogli, quella che egli amava di più, l’asmonea Miriamme.

Il senso generale del brano. Il Bambino salva tutti, anche gli estranei, i lontani, come i magi. Questa è la verità del racconto. Tutto il resto diventa secondario, perfino la verità storica del brano.

Il significato per noi

Esiste sempre, per tutti, una stella. Si deve vederla e si deve avere il coraggio di seguirla.Erode, il re ombroso e sanguinario, non sa vederla anche se ha tutti gli aiuti, comprese le indicazioni dei suoi saggi, che gli citano perfino la bibbia. Ha il cuore occupato da altro e non c’è spazio per il nuovo.

Da “Il quinto Evangelio” di Mario Pomilio:

“Udendo che i Magi portavano doni a Gesù, è detto che nel Quinto Vangelo che Erode si spaventò, perché era la prima volta che i ricchi portavano doni al povero”.