Qualcuno ha rubato la targa di Sciesopoli: ma la memoria non si cancella

Tra le montagne di Selvino, nel cuore della bergamasca, c’è un “luogo della Memoria” che giace nell’oblio. Una colonia costruita dal regime fascista in onore di Amatore Sciesa passata, in breve tempo, da vanto di Mussolini ad oasi di pace per diversi ragazzini ebrei. Nel 1946, infatti, al termine della seconda guerra mondiale, Sciesopoli venne affidata dal sindaco di Milano Greppi  alla Brigata ebraica che convertì la struttura in rifugio per più di 800 bambini ebrei, sopravvissuti allo sterminio nazista, reduci da ghetti e lager. Questi ragazzi  ritrovarono proprio a Selvino la gioia di vivere che invano era stato tentato loro  di  strappare. Qui vissero una seconda, spensierata, giovinezza, preparandosi al loro nuovo futuro in Israele, ma sopratutto, tra le fredde montagne orobiche, conobbero la calda ospitalità e generosità del popolo italiano.

Nel  1948 la colonia fu svuotata e da lì iniziò il suo lento, inesorabile, declino. Prima fu pensata dal comune di Milano come casa per i bambini poveri, poi, negli anni novanta, ci fu il tentativo, da parte di un immobiliare, di trasformarla, invano, in albergo.

Nel 2015, a settant’anni di distanza, i  bambini di allora, durante una loro visita al luogo, hanno donato a Selvino una targa, esposta presso il parco Vulcano, che è stata trafugata da ignoti il 4 gennaio scorso. L’ennesimo vile tentativo di chi continua a illudersi di poter cancellare un passato scomodo, ma al contempo estremamente edificante.