Papa Francesco all’udienza: “Preghiamo affinché tutti i cristiani tornino ad essere un’unica famiglia”

“Pregare, affinché tutti i cristiani tornino ad essere un’unica famiglia, coerenti con la volontà divina che vuole ‘che tutti siano una sola cosa’”. È l’appello rivolto dal Papa al termine dell’udienza, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì con i fedeli. “L’ecumenismo non è una cosa opzionale”, ha aggiunto a braccio: “Venerdì prossimo, con la celebrazione dei vespri nella basilica di San Paolo Fuori le Mura, inizia la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, sul tema: ‘Cercate di essere veramente giusti’”, ha ricordato Francesco: “L’intenzione – ha spiegato – sarà quella di maturare una comune e concorde testimonianza nell’affermazione della vera giustizia e nel sostegno dei più deboli, mediante risposte concrete, appropriate ed efficaci”. E all’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani il Papa ha fatto cenno anche durante i saluti ai fedeli di lingua portoghese: “In quei giorni – l’invito – intensifichiamo le nostre suppliche e penitenze, affinché si affretti l’ora in cui trovi pieno compimento l’anelito di Gesù: ‘Abbà… ut unum sint – perché tutti siano una sola cosa, un’unica famiglia!’”. Infine, durante i saluti ai pellegrini di lingua inglese, il Papa ha rivolto “un saluto particolare” agli alunni dell’Istituto ecumenico di Bossey.
“Il padre di quella parabola ha nei suoi modi di fare qualcosa che molto ricorda l’animo di una madre”. Nella catechesi di oggi, il Papa ha citato ancora una volta la sua parabola preferita, narrata nel Vangelo di Luca, che ha come protagonista il padre misericordioso, il quale per Francesco ha tratti materni. “Sono soprattutto le madri a scusare i figli, a coprirli, a non interrompere l’empatia nei loro confronti, a continuare a voler bene, anche quando questi non meriterebbero più niente”, ha fatto notare il Papa, secondo il quale “basta evocare questa sola espressione – Abbà – perché si sviluppi una preghiera cristiana. E San Paolo, nelle sue lettere, segue questa stessa strada, e non potrebbe essere altrimenti, perché è la strada insegnata da Gesù: in questa invocazione c’è una forza che attira tutto il resto della preghiera”. “Dio ti cerca, anche se tu non lo cerchi”, ha commentato Francesco: “Dio ti ama, anche se tu ti sei dimenticato di Lui. Dio scorge in te una bellezza, anche se tu pensi di aver sperperato inutilmente tutti i tuoi talenti”. “Dio è non solo un padre, è come una madre che non smette mai di amare la sua creatura”, ha sintetizzato il Papa: “C’è una ‘gestazione’ che dura per sempre, ben oltre i nove mesi di quella fisica, è una gestazione che genera un circuito infinito d’amore”.
“Per un cristiano, pregare è dire semplicemente ‘Abbà’. Dire papà, dire babbo, dire padre ma con la fiducia di un bambino”. È la sintesi dell’udienza di oggi, fatta dal Papa al termine della catechesi, pronunciata in Aula Paolo VI davanti a 7mila persone. “Può darsi che anche a noi capiti di camminare su sentieri lontani da Dio, come è successo al figlio prodigo”, il primo esempio scelto da Francesco: “Oppure di precipitare in una solitudine che ci fa sentire abbandonati nel mondo; o, ancora, di sbagliare ed essere paralizzati da un senso di colpa”. “In quei momenti difficili, possiamo trovare ancora la forza di pregare, ricominciando dalla parola Padre, ma detta col senso tenero di un bambino: ‘Abbà’, papà”, ha garantito il Papa: “Lui non ci nasconderà il proprio volto”. “Ricordate bene”, l’appello finale ancora una volta fuori testo: “Forse qualcuno ha dentro di sé cose brutte, cose che non sa come risolvere, tanta amarezza per aver fatto questo, l’altro, l’altro… Lui non nasconderà il suo volto, lui non si chiuderà nel silenzio: tu digli ‘padre’ e lui ti risponderà. ‘Io sono delinquente’: sì, ma hai un padre che ti ama. Incomincia a pregare così e nel silenzio ti dirà che mai ti ha perso di vista. ‘Sono rimasto fedele al mio amore per te’, questa sarà la risposta. Non dimenticate mai di dire: ‘Padre'”.