Gesù parla dalla barca. La Parola risuona fuori della Chiesa

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca (Vedi Vangelo di Luca 5, 1-11. Per leggere i testi liturgici di domenica 7 febbraio, quinta del Tempo Ordinario “C”, clicca qui).

Di pesca miracolosa e di “vocazione” di Pietro parlano anche gli altri vangeli. Soprattutto ne parla il vangelo di Giovanni, nel capitolo 21, il capitolo conclusivo. In tutti e due i passaggi evangelici la figura di Pietro è centrale. Nel Vangelo di questa domenica, Gesù sceglie la barca di Pietro come punto di appoggio per insegnare alle folle, dà l’ordine di gettare le reti, Pietro, nonostante la notte infruttuosa, obbedisce al comando di Gesù. La pesca strepitosamente abbondante fa nascere in Pietro il senso della propria indegnità: Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore. Ma Gesù lo rassicura: lui e i suoi amici diventeranno pescatori di uomini.

La parola rassicurante di Gesù, la fiducia senza ombre di Pietro

Pietro, dunque, ha gettato le reti per semplice fiducia in Gesù. Lui, Pietro, non dispone di nessun motivo proprio per pescare quando ormai non si deve pescare più e dopo tutta una notte, durante la quale non si è preso nulla. Ma, tanto grande è quella fiducia e tanto forte è la sorpresa di fronte alla pesca abbondantissima. Pietro avverte fortemente una presenza diversa, “altra” e quella presenza gli fa sentire la sua inadeguatezza. Ma, come, prima, era stata la parola del Signore a fargli pescare nonostante, così adesso è la stessa parola che lo rassicura: sarai pescatore di uomini. Tutta la vita di Pietro si illumina, dunque, di quella Parola.

La Parola risuona dove si lavora

Gesù è maestro nella barca: è la strana, intrigante immagine che il Vangelo di oggi ci consegna. Insieme alla sorpresa, quell’immagine ci suggerisce la necessità di uscire dalla chiesa per parlare al mondo dove gli uomini vivono. E’ necessario “andare in piazza” o, se preferiamo l’immagine che ci viene offerta dal vangelo di oggi, bisogna prendere il largo. Cioè: è necessario che il cristiano dia una buona testimonianza anche al di fuori dei ristretti confini della Chiesa: nei luoghi della vita quotidiana, del lavoro, della politica… Il buon cristiano è buono anche fuori di chiesa. E il mondo del suo lavoro, dei suoi affetti, dei suoi impegni… diventa una specie di Tabor dove Dio si rivela.

Non basta dunque dire “che schifo” di fronte al mondo. Se la politica, ad esempio, è un mondo con molte passioni sbagliate, portiamo dentro noi un po’ di passioni buone: passione per la giustizia, amore ai poveri, passione per i giovani e il loro lavoro…

Senza dimenticare che siamo peccatori e che la nostra forza, ancora una volta, non è nostra. Se siamo capaci di “pescare uomini” lo siamo perché lui, solo lui, ce ne dà la forza.