Sono soltanto in cinque. Eppure, con il loro saio francescano, ogni giorno passano nei reparti dell’Ospedale Papa Giovanni e nell’Hospice di Borgo Palazzo per stare accanto ai malati, ai parenti e anche al personale medico-infermieristico. Il loro impegno è spirituale, relazionale e umano, in un luogo nel quale c’è profondo bisogno di tutte queste componenti.
Sono i frati Cappuccini che vivono nella grande struttura ospedaliera aperta nel 2012. La loro storia a Bergamo ha radici lontane. Iniziarono il loro servizio nel 1773 nell’allora Ospedale Grande dei Santi Maria e Marco, nell’attuale via Locatelli (abbattuto nel 1937, resta oggi soltanto la bellissima chiesa), chiamati dalla Repubblica di Venezia, a cui apparteneva la Bergamasca. Infatti, nessuno aveva dimenticato l’instancabile impegno dei Cappuccini del convento di Borgo Palazzo nell’assistere spiritualmente i tantissimi malati durante la tragica peste del 1630 e nel soccorrere tutti coloro che soffrirono la fame nei tre anni di carestia che precedettero quel drammatico evento.
Le autorità chiamarono i Cappuccini anche nel nuovo complesso ospedaliero aperto nel 1930 in via Statuto, i futuri Ospedali Riuniti, che era anche parrocchia. Nel 2012 sono passati nell’attuale modernissimo Ospedale Papa Giovanni, ora cappellania, e restano sempre stimati da tutti. Tanto che sono approdati anche alla rete internet online, con il sito www.fratiospedalebg.it.
Nella nuova struttura proseguono sui tracciati consolidati: nella chiesa dedicata a San Papa Giovanni si celebrano Messe feriali (alle 7,30 e 17) e festive (alle 10,30 e 17 e alle 10,30 nella cappella dell’Hospice). «Le Messe festive sono molto frequentate — racconta padre Fabrizio Dell’Acqua, superiore della comunità cappuccina interna —. Vengono i malati, i parenti, il personale medico-infermieristico e anche persone che abitano in altre località. Ci sono poi le Confessioni e il Rosario. Nei tempi forti di Avvento e Quaresima un giorno alla settimana viene proposta l’adorazione eucaristica continuata».
Vasto il loro impegno anche in un ministero molto delicato, cioè la vicinanza ai malati e ai parenti e la condivisione delle loro preoccupazioni. «I degenti — prosegue padre Dell’Acqua —parlano della loro salute, amano il colloquio sulla loro vita e anche si sfogano riguardo a solitudine e problemi personali o familiari. In generale, tutti sono contenti dell’assistenza da parte del personale medico-infermieristico». Anche i parenti si rivolgono ai Cappuccini. «Ci chiedono soprattutto preghiere e un sostegno spirituale e umano di consolazione nella situazione che stanno vivendo. E sono tanti quelli che accarezzano la statua di Papa Giovanni collocata all’uscita dell’ospedale. E tanti lasciano anche dei fiori».
C’è poi l’attenzione dedicata al personale medico-infermieristico. «Anche medici e infermieri — aggiunge padre Dell’Acqua — ci chiedono una preghiera, oppure un colloquio per un problema personale o familiare. Nascono così amicizia e fiducia che proseguono nel tempo».
Ancora più preziosa la presenza dei Cappuccini nell’Hospice di Borgo Palazzo, dove i parenti sanno che i loro congiunti si stanno spegnendo. «Le situazioni sono molto delicate — conferma padre Dell’Acqua —. I parenti, soprattutto quelli più stretti, chiedono preghiere e parole di fede e consolazione nella situazione anche drammatica che stanno vivendo. Inoltre, con una scelta assai apprezzata dai parenti, ogni anno, il sabato più vicino all’11 novembre, festa di San Martino, nella chiesetta viene celebrata una Messa in suffragio dei defunti dell’Hospice. Anche con i degenti si instaura un dialogo di fede e un dialogo umano».
Fotografie di GianVittorio Frau – © tutti i diritti riservati –