Il Papa sbaglia. Pure con gli animali

Il Papa l’ha combinata grossa

Grave, gravissimo, inaudito, vergognoso! Il Papa l’ha combinata grossa! Ennesimo atto contro la tradizione della Chiesa cattolica del rivoluzionario argentino. Bisognerebbe attivare subito una correzione formale del sommo pontefice (ammesso quel conclave fosse valido) come per quel documento eretico… come si chiamava? Amoris Laetitia forse? Ma volete sapere cosa ha combinato stavolta quel mattacchione di Bergoglio? Ve lo dico subito: ha osato, il 21 gennaio scorso, festa di Sant’Agnese, non presentarsi all’antico rito di benedizione degli agnelli con la cui lana vengono cuciti i pallii che vengono successivamente imposti dal papa stesso agli arcivescovi metropoliti.

Gravissima offesa ai Padri Trappisti che allevano le bestiole e alle Monache Benedettine che, cresciuti gli agnellini, li tosano e con paziente lavoro confezionano i preziosi paramenti. Il belare di quegli agnellini, affranti dal dolore per l’assenza del malvagio Papa che non ha voluto salutarli è segno inequivocabile non solo del fatto che questo Papa, a differenza dei predecessori, odia gli animali, ma addirittura che con lui la Chiesa cattolica versa in uno stato di tale degrado da aver ormai abbandonato i segni sacri, divenuti inutili. Altro che “Chiesa in uscita”: meglio se esce lui dalla chiesa!

Il Papa e la tradizione. Quale tradizione?

No, niente da fare. Anche se mi sforzo di ragionare come quelli di cui ho scritto sopra non ci riesco. Mi ribolle il sangue nelle vene. Per questo ho chiesto a un amico che mi ha fatto leggere i post, che ho provato a riassumere,  di questi “veri cattolici della tradizione” (forse quella inventata da loro…) di consigliarmi altre letture, seppur anche queste siano significative per rendersi conto di alcune correnti tutt’altro che piccole e silenziose nella Chiesa.

Mi permetto solo qualche breve riflessione. Non so perché il Papa non abbia partecipato alla tradizionale benedizione degli agnellini. Nulla da dire sul rito: il rito ha una storia e un suo significato: ben venga che sia celebrato. Tuttavia, l’assenza del Papa, quest’anno, è sufficiente per qualificarla come offesa alla tradizione cattolica? Non poteva il Santo Padre avere altro da fare, magari di più urgente? O deve rendere conto a questa gente di quello che fa?

I paramenti liturgici sono più importanti dei migranti. E a proposito di certi porporati…

Non solo. Mi vengono mostrati i profili di gente che si esprime come sopra. Ed emerge un dato di estremo interesse. Non una parola sulle affermazioni di papa Francesco a riguardo delle dinamiche migratorie e dell’accoglienza, dell’aborto che non può essere rivendicato come diritto umano (alla luce delle nuove leggi andate in vigore in America), dell’attenzione ai poveri e all’umanità ferita. Chiaro, del resto: da un migrante che vuoi ricavare? Certamente non dei mantelli color porpora o delle chiroteche per cardinali che, abbracciando alcuni ministri, raccomandano loro di andare avanti con le scelte attuali perché “la Chiesa è con loro”. Al massimo da un ragazzino che muore in mare ricavi una pagella scolastica, quella con cui sperava di affacciarsi a un futuro migliore. Che farne? Non vale nemmeno come carta igienica.

Perché ovviamente la vita umana e la difesa della sua dignità non è sacra come la benedizione degli agnellini per la fabbricazione dei pallii dei metropoliti, vero? Rispetto al bambino abortito, al giovane che muore cercando un domani senza guerre, all’anziano solo, vale di più la ripetizione di un rito, giusto?

Mi dispiace, mi dispiace molto, perché in questo modo, per difendere un ritualismo travestito da tradizione, si perdono la fede e l’umanità.