Questa sera il direttore artistico Claudio Baglioni affiancato da Claudio Bisio e Virginia Raffaele condurrà dal Teatro Ariston di Sanremo la serata finale della 69^ edizione del Festival della canzone italiana. Sapremo quindi il nome del cantante vincitore della kermesse canora. Il Baglioni bis è stato considerato dallo stesso cantautore romano come “una nuova avventura da vivere con energia, euforia, poesia, per un cammino che ci porti verso la meta dell’armonia, che è il senso di questo avvenimento”.
Quando abbiamo domandato alla critica televisiva de “La Stampa” Alessandra Comazzi, a Festival di Sanremo in corso, un suo parere su questo straordinario evento canoro nazional-popolare, che attraverso le canzoni in gara racconta l’Italia e gli italiani, Alessandra ha risposto in maniera lapidaria: «Ho molte perplessità sull’uso, diciamo così, dei conduttori». Chiediamo alla Comazzi di chiarire meglio la sua riflessione: «Partiamo con Virginia Raffaele: chiamano un’attrice che sa davvero cantare, imitare e ballare, l’ha dimostrato persino con Roberto Bolle, e poi non le danno la possibilità di farlo. La comprimono. E non avrebbero nemmeno dovuto aver paura di nessun suo “svergolamento” politico: lei fa spettacolo vero, non si interessa mai esplicitamente di politica. Claudio Bisio: che cosa doveva fare, la spalla di lusso, il maieuta della Raffaele come a Zelig con i comici? Non lo fa. Doveva riproporre Zelig? Non lo fa, perché non gliene danno la possibilità, a parte in alcune breve parentesi come quella con Paolo Cevoli. Insomma, si scelgono due persone con determinate caratteristiche, e poi si trattano da presentatori, che è l’unica cosa che proprio non sono». Quindi, scegliere Bisio che ha mostrato il suo volto di attore eclettico e Raffaele «potevano essere scelte felici, se li avessero messi nelle condizioni di esprimersi». Ma il Festival resta sempre il termometro del cambiamento del Paese per Alessandra Comazzi? «Ma sì, credo lo sia. – replica la giornalista – E allora in questo caso rappresenta grande confusione, poche idee ma confuse e incapacità di realizzarle. Un Sanremo molto triste, alla fine». Abbiamo domandato alla critica televisiva un veloce commento sui 24 artisti sul palco, nei loro brani l’amore, la solidarietà, gli interrogativi sul futuro, i giovani, il lavoro. Il Festival canta l’Italia di oggi e chi tra i cantanti in gara è stato il più accattivante? «C’è anche stata la polemica sul titolo di una canzone che ricorderebbe il nome di una droga sintetica. È vero che il rock’n’roll è da sempre la musica del diavolo, però bisogna starci attenti. Comunque, a me piacciono la canzone di Daniele Silvestri e anche quella di Arisa. Personalmente, ho trovato fossero, per motivi diversi, una perché fa riflettere, l’altra perché fa divertire, le più accattivanti. Complessivamente, come a tutti i telespettatori, dopo il primo e secondo ascolto sembrano tutte brutte. Ma poi passa». Speriamo…
Tanti gli ospiti canori che si sono succeduti all’Ariston, Giorgia, Ornella Vanoni, Fiorella Mannoia, Alessandra Amoroso, Andrea e Matteo Bocelli, Raf in coppia con Umberto Tozzi che hanno fatto ballare chi era in teatro e chi si trovava a casa davanti alla tv a seguire la kermesse. Chiediamo ad Alessandra quale tra tutti ritiene che abbia più emozionato il pubblico in sala e a casa anche perché è sembrato che per avere momenti di musica più intensi occorra ritornare al passato. «Mi ha impressionato la potenza di Antonello Venditti. Anche tinto e un po’ perso, appena si è messo al pianoforte ha fatto decollare l’intero Ariston. E senza nemmeno cantare Roma capoccia…».