«Mamma, lo sai che è Carnevale?». Maschere fai-da-te, coriandoli e tante frittelle: l’importante è divertirsi insieme

“Mamma, lo sai che è Carnevale?”. Detto così, a bruciapelo, a metà febbraio, all’uscita della scuola materna. Ma come, già Carnevale?! A me sembra che sia appena passato il Natale. “No no, non può mancare molto, perché in classe ne abbiamo parlato”. Uuu sì ma c’è tempo, c’è tempo.

Poi un bel giorno scopri che il Carnevale è arrivato davvero. E no, non puoi far finta di non saperlo. “Lo sai che la Isabella si veste da Frozen? Anche io voglio vestirmi da Frozen”. “Io voglio Hulk”. No no no, miei cari. Le feste son fatte per divertirsi, vi concedo coriandoli e stelle filanti a go go, ma proprio non esiste che pretendiate vestiti che costano un occhio della testa e che metterete per una sola giornata. Forse nemmeno, dato che vi daranno fastidio e vorrete liberarvene per correre come pazzi.

“Per favoreeee”, detto in coro, con manine giunte, accompagnate da occhioni luccicosi a sottolineare la tragicità del momento. “Va bene va bene, vedremo cosa posso fare”. I bimbi si tranquillizzano e già pregustano maschere e feste, tu pensi agli acquisti online che in genere ti salvano. Alla fine una sorta di vestito che richiama la magnificenza di Frozen da molto lontano lo trovi e te la cavi con 10 euro, Hulk lo sistemi con una maschera che già avevi e ci darai dentro col verde stile elfo.

E ormai la voglia di Carnevale un po’ ce l’hai pure tu, così hai la brillante idea di investire un pomeriggio nella preparazione di frittelle di mele. Idea chiaramente malsana, in tempo zero la cucina è un delirio, i bimbi litigano a chi mette più zucchero a velo ma suvvia, il risultato giunge e soddisfa. Peccato che tu non sappia trattenerti e finisca col mangiare una dopo l’altra una ventina di frittelle “ma tanto ci sono le mele, quindi fanno bene”.

Con la tecnica dell’autoconvincimento affronti anche una difficile questione al varco: a quale festa di Carnevale partecipare? Perché, tutte ben bene concentrate in due giorni, ce ne sono parecchie. C’è quella dei tuoi amici, che invitano i bambini a farsi accompagnare da genitori in maschera, c’è quella dell’oratorio, c’è quella organizzata dal Comune in cui vivi, c’è quella in centro a Bergamo, ci sono infinite piccole festicciole sparse in negozi, bar, ristoranti, e chi più ne ha più ne metta.

L’ideale è, appunto, autoconvincersi che la soluzione migliore sia anche la più facile. Così opti per la festa più vicina, dove ci sono anche gli amichetti di scuola, dove incontrerai mamme più o meno motivate pronte ad affrontare un pomeriggio di delirio. Le urla, quando arrivi, le senti già da lontano. Ti guardi intorno e per un attimo ricordi quando da piccola ti vestivano da pagliaccio, da Pierrot, da anonima principessa, da Zorro. Il tutto ben nascosto da giacche ingombranti, fondamentali alla sopravvivenza di pomeriggi all’aperto. Ora è tutto un turbinio di Frozen, di Vaiane, di Gufette, Geki e Gatto Boys, per non parlare degli Avengers. Decine di Iron Man, di Thor e di Capitan America scatenati, che potrebbero salvare il mondo almeno tre volte in rapida successione.

Poi nel giro di un’ora per fortuna le maschere non le vedi più. Restano solo bimbi intenti a raccogliere da terra secchiate di coriandoli e a lanciarseli, restano bimbi che si divertono. Quello sì, sanno farlo bene da sempre, i bambini a Carnevale. Ed è davvero ciò che conta.