Acassibé i piante. La prima de Quarésma. Sebbene le piante, prima poesia di Quaresima

Acassibé i piante. La prima de Quarésma. La Quaresima è il periodo di quaranta giorni che prepara alla celebrazione della Pasqua. Inizia della cenere (polvere sei e polvere diventerai!) come a contrappasso eterno al martedì grasso carnevalesco e di travestita umanità.  Dal Mercoledì delle Ceneri fino alla Messa inter vesperas in Cena Domini del Giovedì Santo, con la quale inizia il sacro Triduo Pasquale della Morte e della Resurrezione.

Nel paesaggio della mia lingua prima vi sono delle intercapedini profonde a traccia dei riti e dei vissuti che marcano  lo scenario delle espiazioni, delle tribolazioni, delle rinunce dedicate e dei passaggi di questo tempo: dai fiorècc ai venerdé de màgher, i ülìe stongiade a fà fèsta, iövbenedìcce i Vie Crucis dove drammaticamente si esplora il mondo; ma non posso non tener composto, ai quaranta giorni del deserto quaresimale, una certa leggerezza, ariosa di prato e di speranza rinnovata, dai toni e con gli spiriti slegati come energie nuove che si liberano nella natura delle cose. L’Aria la chiama Franco Loi. Certo, le mie radici contadine sentonola primavera, e cosa è il maggengo (fémasènch)che l’böta ‘n del pràt, la fiurida del pèrsech in de l’ort e il biancospino (spì-rangù), pare impossibile, n’del polér co i puì… Così questo alternante e miscelato vivere di Espiazione-Aria-Sofferenza-Morte-Resurrezione è reticolo di luoghi, di simboli, di cose reali e risonanze, che mi ha offerto e offre una manciata (braca) di sguardi e di parole che sono della mia vita la lingua che parlo e scrivo, anche con le poesie.

Il processo della Qaurésma  trova la sua intensità nella Settimana Santa e il suo culmine nella Passione. Il Venerdì Santo, all’ora nona, mi piace girare lento per il paese e guardare le persone e cercandone lo sguardo, per capire se ci pensano, a sapere da quale sofferenza si riconosce la Speranza. Al Crocifisso un pensiero di fraterna rassicuranza, che dopo due giorni è certo che incomincia un’altra storia.

Ecco allora che le poesie che verranno proposte nei prossimi sei appuntamenti settimanali, abitando in questo ordito di Sacrificio e di Rinascita, si scoprono trama che tesse il vivere e lo stupore che questo tempo di Quaresima/Pasqua mi lascia in tasca.

Acassibé i piante, poesia dedicata a mio padre e a Herta Müller, è frutto di questo stupore, dove la vita considerata di mio padre trova vicinanza e conferma nell’immaginario delle vite segrete, intime e profonde, evocate nella lettura di un libro del Nobel della Letteratura 2009.

ACASSIBÉ I PIANTE

Acassibé che i ’nsògn
i pendùles
co i carcòs di sàncc
’ncroatàcc
ai finèstre möffiéte
di stòrie,
i mé mórcc
i sa esübés 
a ö vènt i-stròlegh,
i gh’à i öcc gràncc
e i scarsèle  sgiunfe
de sicórie.
 
Co ’l sò ’ndà scheèss
 la stranida sberlögia
di ögiài
a mesüra del pàss,
a l’sömèa mia
ch’i stante.
 
Ólcc a gröp
ch’i par màgher fó
o murù per sò cönt
largh cóme imbràss.
 
Sotatèra
a m’diènta piante.

SEBBENE LE PIANTE

Sebbene che i sogni
pendano
con le carcasse dei santi
incravattate
alle finestre ammuffite
delle storie,
i miei morti
si offrono
a un vento zingaro,
hanno occhi grandi
e le tasche gonfie
di cicorie.

Con il loro andare sbieco
lo stranito sguardo
degli occhiali
a misura del passo,
non sembra
che stentino.

Alti a gruppi
che paion magri faggi
o gelsi da soli
larghi come abbracci.

Sottoterra
diventiamo piante.

 

A mio padre e a Herta Müller
da RESISTÈNSE di M.Noris
Interlinea Edizioni Novara 2016