Premiare i giovani si può. Anzi: si deve

Foto: Mattarella, durante la cerimonia del 12 marzo scorso

Ho letto recentemente dei 29 giovani, nati tra il 1999 e il 2008, ai quali il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito l’attestato d’onore di “Alfiere della Repubblica”: queste persone si sono distinte per il loro impegno nel costruire la comunità, per le loro azioni solidali chespesso, hanno richiesto particolare coraggio.

Le molte ombre che attraversano il pianeta giovani

Da questo evento ho tratto spunto di riflessione. A livello educativo, è giusto premiare i giovani? Mi sono risposto che non solo è giusto, ma è doveroso, per diversi motivi. Innanzitutto perché abbiamo un assoluto bisogno di affermare il bene che c’è, che esiste e si può toccare con mano nella nostra società. Di cronaca nera e di articoli sui nostri quotidiani, uniti agli annunci locali sui social networks, che segnalano episodi spiacevoli che interessano le giovani generazioni, ce ne sono tanti, tantissimi.

Non dico questo sia sbagliato, anzi. Bisogna riconoscere che l’educazione sta riscontrando vari problemi. Ad esempio, il rapporto tra gli enti educativi e le famiglie sta incontrando serie difficoltà. Esiste una tendenza sempre più difensiva e relativizzante delle famiglie nei confronti dei comportamenti, anche gravi, dei figli. Non vengono condivisi alcuni valori morali fondamentali. Sono tutti problemi che, dal mio punto di vista, sono da affrontare al più presto.

Chi non crede a queste affermazioni, forse perché è più comodo chiudere gli occhi per non vedere i problemi, faccia un giro nelle scuole medie del proprio paese, incontri gli insegnanti, o ascolti il racconto di qualche assistente sociale o di qualche negoziante, faccia due chiacchiere con qualche allenatore e si faccia un’idea…

Le molte luci che illuminano giovani e adulti

Tuttavia, è importante che accanto alla presa di coscienza di alcune criticità reali, si sia altrettanto consapevoli che tanti ragazzi sono lodevoli. Ci sono tanti giovani bravi: giovani che affrontano con serietà il loro percorso di studio e di lavoro, presso istituti seri dove crescono non solo in sapienza, ma anche in umanità e spirito critico; giovani che costruiscono il loro futuro da mariti/mogli e genitori in una relazione di coppia responsabile e fondata su valori e sentimenti autentici; giovani che, senza chiedere alcun riconoscimento o applausi, così come senza autoincensarsi, sanno, nell’umiltà, fare il bene degli altri… e farlo bene!

Ecco, abbiamo bisogno di parlare di giovani così! E ben vengano i premi a chi si contraddistingue per meriti particolari! Per carità, sono consapevole che a livello pedagogico (e non solo… vedasi, ad esempio, l’antropologia teologica) la categoria del “merito” risulta difficoltosa, anche solo per via delle diverse sfaccettature e interpretazioni che nella storia le sono state attribuite.

Io qui intendo semplicemente quelle persone che hanno saputo mettere a servizio degli altri il loro tempo libero, le loro competenze, i loro studi, la loro umanità e, qualche volta, anche le loro sofferenze.

Certo, ad essere premiati saranno solo alcuni e chissà quanti meritevoli rimarranno nel silenzio del loro umile nascondimento. Ebbene, quando li incontriamo, parliamo di loro, raccontiamo le loro storie. Facciamo vedere che dalla loro generosità passa la costruzione del futuro di tutti.