Pasqua. La sorpresa di scoprire Dio dove sembrerebbe impossibile trovarlo

Quali sono i segni “pasquali” che riesci a intravedere nella caotica situazione di queste settimane? Grazie. Antonello

Caro Antonello, la Pasqua ci raggiunge in questo tempo particolare in cui portiamo nel cuore  fatti e avvenimenti molto precisi, fissati nella nostra memoria, situazioni e vicende personali, sociali molto vicini e attinenti a quanto vissuto da Gesù negli ultimi giorni della sua vita, Lui vittima dell’umana disumanità. La Pasqua sarebbe farsa, se non portassimo con noi la storia personale  e sociale, noi credenti di oggi, non di ieri né di domani, completamente immersi nel nostro tempo, il Kairòs di Dio.

Il Dio fatto uomo resta ferito per l’eternità

La Resurrezione  racconta la vittoria sulla morte, su ogni tipo di morte, e il   Risorto porta i segni delle ferite dei chiodi che rimarranno impressi, in maniera indelebile, per tutta l’eternità: nella Trinità santa, il Figlio fatto uomo è il Dio ferito che ha portato nel suo corpo la sofferenza e il male del mondo trasformandoli in amore.  Il peccato, il male, l’umano soffrire sono stai vissuti e assunti da Dio e da lui salvati.  La Pasqua rivela, da una parte, tutta la potenza del Padre che ha fatto risorgere Gesù dalla morte, ma dall’altra anche tutta l’impotenza di un Dio che si è lasciato uccidere, consegnandosi totalmente nelle mani dei suoi crocifissori.

Il Vangelo rivela la vera onnipotenza nella totale impotenza di Gesù sulla croce, crocifisso per amore. In questa sua totale  vulnerabilità vi è il paradosso della fede cristiana:  i primi segni pasquali li possiamo cogliere in questa totale impotenza che ha salvato il mondo! Non nella forza, né nella sapienza umana, ma nella stoltezza della croce,  in ciò che è stoltezza per il mondo.  “Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, ciò che è debolezza di Dio, è più forte degli uomini. Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti (…). La Parola della croce è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano è potenza di Dio”.

Volgere lo sguardo là dove non vorremmo fissarlo

Per vedere i segni del Risorto occorre capovolgere lo sguardo, rivolgerlo proprio là dove  non lo vorremmo mai fissare,  smettere di cercarlo dove abitano  la morte e ogni forma di potere,  perché Lui è vivo!  Il tempo che stiamo vivendo, così particolare, ci rivela quella impotenza evangelica che sembra non avere forza, di fronte al dilagare del male, dello sfruttamento delle contraddizioni che albergano in ogni ambito del vivere sociale e anche ecclesiale. Ma dentro questo apparente fallimento, la croce di Cristo continua ad essere via di salvezza, segno di contraddizione.

Questo non è un invito alla passività, ma ad abitare la storia con la speranza cristiana, perché il Risorto è operante in tutti quei piccoli segni di vita impercettibili agli occhi superficiali, a chi attende segni spettacolari, grandiosi. I segni della Pasqua hanno sempre un sapore di vita, frutto di un Esodo, di un uscita dai nostri sepolcri  che hanno i tratti del perbenismo, dell’autoreferenzialità, dell’egoismo e del piacere sfrenato, del razzismo, per abbracciare un nuovo modo di pensare, sentire e agire che è quello del Signore e del suo Vangelo.

Il Vangelo è chiaro ed esigente, non dobbiamo edulcorarlo o strumentalizzarlo, perché è Parola che nasce dalla croce, da un Dio che ha dato la vita per noi, che non ci ha amato per scherzo! Lo Spirito  è operante e agisce nel silenzio dei cuori, nella piccolezza e insignificanza dei poveri e dei senza nome che non fanno la storia e a volte la subiscono, ma saranno i primi nel regno dei cieli.

I segni della Pasqua nella piccolezza

Si, i segni della Pasqua continuano a essere scritti nella piccolezza, in tutti i sì detti alla vita e i no detti alla morte: alla vita nascente accolta come dono, anche nella difficoltà, e non soppressa  per paura o egoismo; nel nuovo esodo che coinvolge tanti fratelli e che rimescola i colori dell’umanità,  in cerca di una terra che realizzi la promessa di vita; in tutti i volti dei fratelli poveri o ricchi, che cercano un senso e attendono la verità del Vangelo che dona la vita piena, nella storia abitata da credenti e costruita faticosamente con onestà e rettitudine  pagando con la vita il dissenso da ogni forma di connivenza con la corruzione e con il male.

E ancora li possiamo ritrovare nella nostra Chiesa, nel suo desiderio di tornare al Vangelo anche attraverso la persona di papa Francesco, con il suo magistero e i suoi gesti così forti che appaiono incomprensibili, ma che dicono il desiderio di servire il popolo di Dio,  secondo lo stile del Maestro.  Caro Antonello, lasciamoci trasformare dal Risorto, perché questa Pasqua segni un nuovo inizio.

Chiediamo il dono della fede perché radicati  in essa possiamo vedere l’Invisibile che ci viene incontro nei gesti di una nuova umanità che trasforma la storia e la inonda del profumo del Vangelo. Felice Pasqua!