Lettera ai papà: aspetta, conta fino a dieci, ascolta. E sappi che anche cucinare è un atto eroico

No, aspetta. Non dire ciò che vorresti dire. Conta fino a dieci, chiudi gli occhi. Sì, dico a te, neopapà. Un po’ mi piacerebbe provare a scriverti una lettera, del tipo “caro papà new entry, si parla sempre di mammine e bambini, di te no e non va bene. Perché anche tu ti ritrovi catapultato in un mondo che non conoscevi. E non ti è concesso di sbagliare”.

Ti capisco, sai? Quando torni a casa, ad esempio. Hai dovuto affrontare durante la giornata clienti scorbutici, hai dribblato colleghi difficili da sopportare, hai risolto problemi, litigato, gioito, convissuto col mal di testa, ricevuto mail e telefonate. E poi entri in casa e spesso non trovi ad accoglierti quella bella atmosfera distesa della quale avevi tanto bisogno.

Magari ti trovi davanti il viso stanco della tua compagna, che nemmeno prova ad abbozzare un sorriso. Ti guarda in cagnesco pronta a parare la prima critica che avrai da farle. Ti lancia tra le braccia il bambino che urla. Insondabile, incomprensibile, isterica e un po’ folle, alla faccia delle donne che son difficili da capire. Beh, qui il livello di difficoltà è estremo. Perché dai, alla fin fine lei è a casa, deve giusto badare a un neonato, come da sempre fanno le mamme. Ma le scendono le lacrime. Non ha cucinato nulla, c’è disordine. Eppure non ha fatto altro.

Allora aspetta papà, non dirle ciò che vorresti dirle. Conta fino a dieci e fai un gesto, uno solo. Abbracciala. Lascia che si sfoghi, tienila stretta. Accarezzala, dille semplicemente una cosa, “hai ragione”. Hai ragione a sentirti fragile, hai ragione ad esser stanca. Stai andando alla grande e io lo so, ti sono vicino, ti voglio aiutare. Cucino io.

Ecco papà, è un atto eroico ma sappi che il risultato andrà oltre a ogni tua aspettativa. Perché la mamma ha poteri soprannaturali e si ripiglia in un attimo. Crolla e rinasce, piange e poi ride e ritrova forze che nemmeno sai dove vada a pigliare. Ma se ti sentirà vicino sarà pronta a tutto. Lo so, ti è richiesto di essere lucido, comprensivo, presente. E anche tu sei stanco, anche tu spesso la notte non dormi. Faresti cambio volentieri con lei, che può appellarsi allo sbalzo ormonale, al trauma post parto, alla depressione latente. Tu non hai attenuanti, tu devi esser forte.

Grazie papà. Perché quando non ci sei è dura davvero. Allora sì che le lacrime scendono, che ti senti sola, che ti chiedi come farai. Con chi ti lasci andare, con chi condividi le prime conquiste del tuo bimbo, con chi ti confronti. Sappilo papà, che sotto sotto ne siamo coscienti. Anche se urliamo, anche se ti diciamo di occuparti di tuo figlio e poi noi vogliamo controllare tutto, anche se ci sentiamo addosso il peso dell’universo. E’ un lavorone il tuo, fatto di pazienza e comprensione, ma tu sai farlo alla grande. E quando ti guardiamo giocare col tuo bimbo, addormentarti con lui, coccolarlo, amarlo, ci si riempie il cuore. Grazie papà.