Al Macs di Romano, una mostra personale di Giancarlo Defendi. Intitolata «Central Park 1988-2018», l’esposizione è composta da sculture che mettono al centro la solitudine dell’essere umano quale tragedia dell’uomo contemporaneo.
Realizzate in bronzo, terracotta o fondendo rami spezzati in oro, la scultura di Giancarlo Defendi è frutto di una «meditazione concepita come una silenziosa solitudine secondo una tecnica antica che prevede bozzetti, fusioni e accurate rifiniture» sottolinea la professoressa di storia dell’arte contemporanea all’Università degli Studi di Bergamo Orietta Pinessi che ha moderato l’inaugurazione della mostra. Pertanto, in queste opere, «il tempo dell’osservazione e della realizzazione diventano un valore intrinseco dell’arte, la creatività è un atto di vita, che come la stessa, ha le sue fasi, tutte necessarie, di riflessione, dubbio, azione, che passo dopo passo, lentamente, portano al compimento dell’opera» racconta la professoressa Orietta Pinessi.
Il percorso artistico di quest’esposizione ha come punto di partenza due sculture, realizzate nel 1988, rispettivamente in bronzo e in terracotta dal titolo «Central Park» che rappresentano dei personaggi solitari in ambienti deserti e colline aride che «vogliono simboleggiare la desolazione dell’uomo contemporaneo ed emarginato in questi spazi infiniti» spiega la professoressa Orietta Pinessi. Successivamente, da queste due opere è accompagnato il tema dell’infinito, a cui, Giancarlo Defendi ha deciso di rappresentare, con le sculture intitolate «L’infinito», vari elementi: un uomo, una panchina, una doppia collina e due alberi che incombono. A seguire, ci sono due sculture che rappresentano il poeta, cui è il simbolo del tormento dell’artista che pensa, che riflette su se stesso, che medita sul suo destino e si mette in contatto con la natura» sottolinea la professoressa Orietta Pinessi. Nella più recente, realizzata nel 2018, il poeta indossa un impermeabile, da cui fuoriesce la cravatta e ha lo sguardo rivolto verso il cielo. Infine, dopo le sculture con il poeta protagonista, è esposta un’altra scultura dal titolo «Attese» dove è scolpita una coppia seduta su una panchina e un albero senza più foglie; in particolare, in quest’ultima, Giancarlo Defendi vuole trasmettere che il suo approccio scultoreo è «il luogo in cui il “non finito” ha “la pienezza del tutto”» conclude la professoressa Orietta Pinessi.
Giancarlo Defendi nasce a Bergamo nel 1946. Dopo essersi diplomato, nel 1967, alla Scuola d’arte di Cantù, dal 1969 gli viene affidata la cattedra di scultura presso il Liceo Artistico Statale di Bergamo. Nel corso della sua carriera di insegnante di scultura, Giancarlo ha sempre portato avanti una personale ricerca creativa che gli ha permesso di esporre le sue creazioni in mostre sia in Italia sia all’estero entrando a far parte di importanti collezioni. Attualmente, ha un suo studio a Brembate di Sopra dove realizza le sue particolari sculture.
La mostra si potrà visitare fino al 30 giugno, a ingresso libero e gratuito, presso la sede del Macs di Romano di Lombardia: il mercoledì e giovedì dalle 9.30 alle 12.30, mentre il venerdì, sabato, domenica e festivi, oltre che dalle 9.30 alle 12.30, anche dalle 15 alle 19.