Vandana Shiva a Bergamo: cibo, salute e la sfida di un’agricoltura sostenibile

«Non è un investimento, se distrugge il pianeta»: questa è, senza dubbio, una delle citazioni più note di Vandana Shiva, autrice del libro “Cibo e salute. Manuale di resistenza alimentare”, al centro di un incontro appassionato, tenutosi mercoledì 1° maggio, presso la 60a edizione della Fiera dei Librai di BergamoNuovi mondi” con Claudio Bonfanti, Vicepresidente del Bio-Distretto dell’Agricoltura Sociale di Bergamo, Antonio Corbari, Presidente Nazionale dell’Associazione ItaIiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB), Luciano Valle, Presidente del Centro di Etica Ambientale, Raoul Tiraboschi, Fiduciario Slow Food Bergamo, e Matteo Rossi, membro del CdA della Fondazione Istituti Educativi.

Vandana Shiva, filosofa e attivista indiana, oltre ad essere l’autrice di numerosi saggi, che mettono al centro la relazione fra agricoltura, essere umano e democrazia, è anche una degli esperti che, nel settembre 2018, ha sottoscritto il Manifesto “Food for Health”, documento nato con e dall’intento di orientare le politiche internazionali ad una produzione agricola sostenibile per il Pianeta e rispettosa dei suoi abitanti. E quella di un’agricoltura democratica è la vera sfida del III millennio, di un’agricoltura biologica, capace di «salvaguardare l’ambiente e ricreare equilibri naturali» spiega Corbari. E quello dell’equilibrio è, effettivamente, stato il light motivo dell’incontro, egregiamente spiegato da Valle, nell’affermare che il pericolo più grande della nostra epoca è quello di aver fatto prevalere un paradigma antropocentrico e riduzionista, che ha fatto dell’essere umano un padrone irresponsabile e incapace di cogliere la complessità dell’ecosistema sul pianeta Terra. «Come è stato possibile ridurre la Terra a un bene dell’uomo?» si chiede Valle, che invita a prendere parte alla rivoluzione epistemologica proposta da Shiva, quella per cui l’essere umano smetterà di essere un contenitore vuoto da riempire del raccolto di un’agricoltura produttivistica, per tornare, invece, ad essere corpo e spirito, in armonia ed equilibrio con la Terra che lo circonda, desideroso e consapevole della bellezza, quella bellezza dostoevskiana senza la quale il mondo perde di senso e la primavera diventa silenziosa. E lo stesso equilibrio e la stessa armonia tra Terra e uomo, sono stati ripresi da Tiraboschi come elementi fondanti della relazione fra produttore e consumatore: l’equilibrio da ricreare nel mondo dell’agricoltura, e di tutta la filiera alimentare, è quello tra un produttore che abbia cura della propria terra e un consumatore che abbia cura dei consumi, in una visione di ecologia integrale, perché «in un mondo interconnesso quale quello che viviamo, nessuno può dire che le scelte di consumo non siano un vettore di cambiamento economico, in grado di influenzare l’agire politico». Equilibrio tra Terra e uomo, tra produttore e consumatore, tra istituzioni e società civile: questa l’ultima diade esposta da Rossi, quella del superamento di una classe politica priva del coraggio di partecipare ad un cambiamento invocato, invece, a gran voce, dai giovani, che da mesi si mobilitano per chiedere l’impegno dei grandi della Terra, perché si costruisca una sobria alternativa economica, che metta al centro la felicità nella biodiversità, quella per cui non è possibile stare bene con la consapevolezza di star consumando la felicità altrui.