I tweet e l’arte di giudicare: tenere vivi il ragionamento e la critica sotto una pioggia battente di parole

Più è intricata la foresta mediatica e più si avverte l’esigenza di uno spazio e di un tempo per liberarsi dalla dittatura della velocità, della fretta e del frammento. Uno di questi percorsi passa attraverso la lettura e ha come tappa il Salone internazionale del libro di Torino (9-13 maggio).
Giunto alla XXXII edizione è l’evento più rinomato ma non è l’unico perché si sono moltiplicate le iniziative che nelle piazze sono dedicate alla letteratura, alla filosofia, alla scienza, alla comunicazione. A queste si affianca l’opera silenziosa e quanto mai preziosa delle biblioteche sparse sul territorio. Sono segnali che confermano la volontà di reagire alla dittatura della velocità e della frammentazione per intraprendere la strada maestra dello studio, del pensiero, della formazione della coscienza critica.

In questo percorso ci si imbatte in un pensiero di Antonio Scurati. “Troppo spesso – afferma lo scrittore – ci si rifugia nel nicodemismo conformandosi alle opinioni dominanti”. Il termine nicodemismo si riferisce all’atteggiamento di Nicodemo che mentre dichiara pubblicamente di condividere le posizioni della folla tace, per il proprio quieto vivere, la posizione personale che è di segno diverso se non contrario.
Si tratta di un fenomeno non nuovo, che si richiama al pensiero debole, e che ha prodotto e ancora produce effetti tristi primo tra tutti la crisi dell’arte del discernere e del giudicare.

Le ripercussioni sono note. Scurati scrive che “il populismo estetico che impone i gusti della folla su quelli dei ‘ sapienti’, la loquacità di massa sulla voce degli esperti, ha solo preceduto di qualche decennio l’avvento dei nuovi populismi politici”. Quando in auto si è sotto una grandinata ci si ritrova frastornati e in difficoltà nel tenere la guida: con questa immagine si può, almeno in parte, disegnare lo stato in cui si trovano quanti sotto la quotidiana pioggia battente di tweet cercano di tenere vivi il ragionamento e la critica.
Nel tempo di Nicodemo basta la lettura, bastano i libri, bastano gli stessi giornali per far fronte alla grandine che viene, in particolare, dai nuovi media? Non possono bastare ma possono indicare strade e orizzonti di conoscenza, di libertà e di responsabilità. Scurati al riguardo non ha dubbi: “Abbiamo bisogno della critica. Di una critica aperta ai tempi nuovi, memore del passato, intelligente del presente, presaga dell’avvenire”.
È indicato un percorso intellettuale, che non intende mettere il cartaceo contro l’elettronico ma ha l’intento di far sì che al tempo di Nicodemo succeda il tempo di una critica responsabile, capace anche di indicare alternative.