“I giovani non sono luoghi comuni”: Elena Roncalli racconta nella tesi il pellegrinaggio da Ortona a Roma

Giovani che non hanno voglia di mettersi in gioco, svogliati, incapaci di appassionarsi a qualcosa. Il ritratto degli under 30 visto dalla prospettiva degli adulti non sembra essere per niente roseo. Luoghi comuni di cui ormai tutti si riempiono la bocca, ma a cui una studentessa ha scelto di rispondere con la sua tesi di laurea. Elena Roncalli, una giovane di Sotto il Monte, ha scelto di scrivere il proprio elaborato finale incentrandolo sul tema del pellegrinaggio e, in particolare, sul cammino di San Tommaso percorso dai giovani bergamaschi in occasione del Sinodo la scorsa estate.

“Vivendo il pellegrinaggio di Ortona-Roma –spiega Elena, laureata in Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici- ho iniziato a farmi delle domande. Tutti dicono che i giovani non hanno voglia di fare nulla, non hanno entusiasmo, non riescono a trovare un posto dove realizzarsi. Vivendo il pellegrinaggio mi sono accorta che in realtà non è affatto così. L’entusiasmo, la voglia di stare in gruppo, conoscere persone nuove, la voglia di mettersi alla prova anche a livello spirituale dei giovani presenti mi hanno fatto pensare”.

“Ho sentito il bisogno di dire agli adulti che noi giovani non siamo ciò che hanno in mente. Questo è stato il filo conduttore della mia tesi che ho diviso in tre capitoli. I primi due sono di carattere sociologico, psicologico e storico. Nel terzo, invece, emerge il bisogno dei giovani di trovarsi e di ritagliarsi del tempo per riflettere e vivere esperienze come un pellegrinaggio in cui non camminano da soli, ma insieme ad altri giovani”.

Il pellegrinaggio è un’occasione di riflessione, ma anche di formazione personale come ricorda Elena. “Esperienze come questa, sperimentate anche con il mio oratorio, sono esperienze che mi hanno aiutato a crescere e ad essere la ragazza che sono adesso. È stato importante mostrarlo”. Sono giorni in cui, condividendo con gli altri i propri passi, si viene rimodellati. Esperienza dopo esperienza si cambia, ci si mette alla prova con un nuovo spirito e si cercare di capire un po’ di più chi si è realmente e quale potrebbe essere il possibile percorso. Provocazioni che stanno a cuore. Sono argomenti caldi su cui i giovani battono ferro e di cui sono inevitabilmente protagonisti.

“È difficile scegliere un bel particolare della tesi –prosegue Elena-. Nel primo capitolo affronto, tramite un’analisi antropologica l’azione del camminare. Mi ha fatto osservare questa pratica quotidiana con una prospettiva diversa ed è stato molto interessante. Nell’ultimo capitolo, invece, c’è il risultato dei questionari a cui hanno risposto i ragazzi di Ortona Roma. È stato bello rivedere nelle loro risposte l’emozione vissuta in quei giorni e questo mi ha dato la forza di testimoniare ancora di più la meraviglia del pellegrinaggio. Quando ho analizzato i dati era febbraio e ciò mi ha aiutato a ributtarmi sull’esperienza. Rivivendo i ricordi e sfogliando le foto, mi sono tornate in mente la spensieratezza e la gioia di quei giorni”.

A parlare nel capitolo finale della tesi sono proprio i giovani pellegrini. Tramite un questionario, Elena ha raccolto le loro opinioni riguardo alle motivazione per cui hanno scelto di mettersi in viaggio. Le risposte hanno variato da un argomento all’altro facendo emergere una bivalenza. Due gruppi di tematiche che stanno particolarmente a cuore ai giovani. “Ho chiesto ai ragazzi se si sentivano parte del mondo cristiano o meno. Un buon numero ha risposto ‘in parte’. Ciò sottolinea ancora di più la voglia di ricerca e la volontà di mettersi in gioco dei giovani di oggi. È vero anche che si tratta di un target specifico di giovani, cresciuti in oratorio e con una determinata impostazione, ma è comunque un chiaro segno della loro voglia di ricerca”.

“È emerso anche che il pellegrinaggio non è stata solo una ricerca spirituale, ma anche un’occasione per soddisfare il proprio bisogno di avere del tempo da passare con loro stessi per risolvere questioni complicate. Trovare qualcuno con cui parlare, conoscere persone nuove, fare un’esperienza con i propri amici. C’è una bivalenza tra ricerca spirituale e l’esigenza di fermarsi per perdersi del tempo per sé. Cercare un tempo in cui pensa unicamente a sé stessi”.

I giovani che non hanno entusiasmo si mettono in cammino. Coloro che non hanno voglia di fare nulla ricercano loro stessi. I giovani che non sono in grado di appassionarsi a nulla si mettono in gioco per loro stessi, la loro spiritualità e quella dei loro compagni di viaggio. Un messaggio gridato dai giovani presenti al Circo Massimo lo scorso agosto. Un grido che risuona ancora grazie alla tesi di Elena e alla sua voglia di dimostrare che i giovani non sono dei banali luoghi comuni, ma sono in grado di mettersi in gioco su tutti i fronti.